mercoledì 30 dicembre 2009

sondaggio sul nucleare

Il mio piccolo sondaggio sul ritorno dell'Italia alla energia nucleare si è concluso.

Su 31 persone che anno votato e che ringrazio di cuore i risultati sono stati i seguenti:
6 voti hanno deciso per il ritorno al nucleare, pari al 19 %;
25 hanno votato no  al nucleare e quindi sarebbero pari al 80 %.
Quindi l'80 % ha detto di no.
Penso che se tutti i sondaggi che si facessero sul ritorno al nucleare avessero questi risultati dovremmo rivedere tutta questa urgenza,questa ambizione di ritornare ad un tipo di energia altamente antieconomica e pericolosa,come ho scritto in altri post di questo blog.
In ogni caso consegno il risultato del sondaggio al web con la speranza di vedere cambiare rotta su questo argomento le autorità italiane.

sabato 19 dicembre 2009

le conclusioni di copenhagen

Ecco le conclusioni del summit della vergogna scritte attraverso una lettera spedita da Greenpeace a tutti gli attivisti 
Ciao attivista,sostenitore...
Come le decine di migliaia di attivisti attorno al globo che hanno lavorato in modo così duro perché da Copenhagen uscisse un trattato equo, ambizioso e legalmente vincolante, ho sperato fino all´ultimo che i nostri leader avrebbero agito, raggiungendo un accordo sul clima sufficiente a evitare la catastrofe climatica.

Ma la realtà è stata diversa. Nonostante il mandato ricevuto dai cittadini di tutto il mondo, e più di un centinaio di capi di governo arrivati a Copenhagen, il battibecco continua. I nostri leader non hanno agito come tali. Non hanno portato a termine il loro compito.

Il risultato non è equo, né ambizioso e legalmente vincolante. Oggi, i potenti della Terra hanno fallito l´obiettivo di impedire cambiamenti climatici disastrosi.

La città di Copenhagen è la scena di un crimine climatico, con i colpevoli che scappano verso l´aeroporto, coperti di vergogna. I leader mondiali hanno avuto un´occasione unica per cambiare il pianeta in meglio, evitando i cambiamenti climatici. Alla fine hanno prodotto un accordo debole, pieno di lacune abbastanza grandi da farci passare attraverso tutto l´Air Force One.

Ma non è finita. I cittadini di tutto il mondo chiedevano un vero accordo prima che il Summit iniziasse, e continuano a chiederlo. Possiamo ancora salvare centinaia di milioni di persone dalle devastazioni di un mondo sempre più caldo: ma è solo diventato molto più difficile.

La società civile, la maggior parte della quale è stata chiusa fuori nei giorni finali di questo Summit sul clima, ora deve raddoppiare i propri sforzi. Ciascuno di noi deve costringere i propri leader ad agire. Dobbiamo portare la lotta per impedire la catastrofe climatica a ogni livello politico: locale, regionale, nazionale e internazionale. E lo stesso per le stanze dei consigli di amministrazione e le strade principali delle nostre città. O lavoreremo per un cambiamento effettivo della nostra società o soffriremo le conseguenze di questo fallimento.

Come insulto finale, abbiamo appena saputo che i tre attivisti di Greenpeace entrati nel Palazzo Reale danese, nel corso della cena ufficiale dei capi di Stato, aprendo un banner con la richiesta di una vera azione per il clima, sono stati spediti in prigione per tre settimane. Si tratta dei leader sbagliati. I veri leader mondiali che hanno provato ad agire realmente sono ora in cella, mentre i presunti leader stanno abbandonando la scena.

venerdì 18 dicembre 2009

Alfred Elton van Vogt

In questi giorni sto leggendo "Crociera nell'infinito",devo dire un grande romanzo di fantascienza dello scrittore A.E.Vongt.Fantascienza pura,spaziale proprio come la stavo cercando da un pò di tempo:io grande lettore di romanzi di fantascienza,una volta aimè,non ho mai letto nesun romanzo di questo scrittore.Sto rimediando ed in suo onore publico la sua biografia tratta da Wikipedia.
Alfred Elton van Vogt (Winnipeg, 26 aprile 1912 – Los Angeles, 26 gennaio 2000) è stato uno scrittore statunitense di fantascienza.Figlio di un ammiraglio olandese, nasce in Canada dove vive fino all'inizio degli anni quaranta, quando si trasferisce a Los Angeles prendendo la cittadinanza statunitense.Nonostante la sua accanita lettura di riviste di fantascienza, ed in particolare di Amazing Stories, Van Vogt si avvicina (nel 1935)
all'attività di scrittore con racconti d'avventura e d'amore che vengono regolarmente pubblicati, sotto pseudonimi, su True Story. Realizza inoltre drammi radiofonici, e solo nel 1939 debutta nel mondo della
fantascienza con "Black Destroyer", apparso sul numero di luglio di Astounding Science-Fiction, racconto che ebbe un tale immediato e notevole successo da convincere l'autore a proseguire in tale genere.Nel 1950 Black Destroyer, insieme ad altri 3 racconti ("War of Nerves"(1950), "Discord in Scarlet" (1939) ed "M 33 in Andromeda" (1943), andrà a formare il famoso romanzo "The Voyage of the Space Beagle", noto in Italia con il titolo Crociera nell'infinito, una delle serie più acclamate della fantascienza dell'età d'oro che,con la sua crociera verso l'ignoto, avente per oggetto l'esplorazione di pianeti e galassie lontanissime, è ispirato alla famosa relazione L'origine delle specie che il naturalista Charles Darwin pubblicò al ritorno del suo viaggio intornoal mondo a bordo della nave Beagle. Su Astounding van Vogt continua a pubblicare per anni. Anche Slan, il suo romanzo più celebre, esce sulla stessa rivista nel 1940, scritto di notte mentre lavora allo United States Department of Defense. Slan rappresenta un notevole arricchimento per la fantascienza di quegli anni, ed introduce un elemento,quello dei superuomini, che costituirà un importante filo conduttore per molte altre opere di Van Vogt.
Dal 1941 decide di dedicarsi alla fantascienza a tempo pieno. Si dimette dallo U.S. Department of Defense ed iniziacosì, con "The Seesaw", uno dei suoi cicli di maggior successo, quello dei fabbricanti di armi (The Weapon Shops of Isher, 1941-1949). Nel 1944 legge, apprezzandola, Science and Sanity: an Introduction to Non-Aristotelian Systems and General Semantics dell'ingegnere polacco Alfred Korzybski. L'idea di una logica Non-aristotelica lo porta ad iniziare il ciclo del "Non-A" (1945-1985), considerato unanimemente come il suo capolavoro. Nel 1950 legge su Astoundingl'articolo Dianetics: the Modern Science of Mental Health di L. Ron Hubbard (altro importante scrittore di fantascienza di quegli anni). Van Vogt viene così a conoscenza di un metodo che promette di migliorare le facoltà mentali. Affascinato dall'idea comincia a prendere contatti con Hubbard, e negli anni successivi, a lavorare intensamente per la sua organizzazione. Il notevole interesse per le teorie di Korzybski ed Hubbard lo porta ad allontanarsi dalla fantascienza ed a impiegare ingenti risorse (fisiche ed economiche) in tali dottrine. In questi anni meno produttivi dal punto di vista letterario escono per lo più adattamenti di suoi racconti scritti in precedenza, tra i quali bisogna almeno ricordare I ribelli dei 50 soli (The Mixed Men, 1952), L'impero dell'atomo (Empire of the Atom, 1956), ispirato alle vicende e alla caduta dell'Impero Romano, The Beast (1963) e soprattutto La guerra contro
i Rull (The War Against the Rull, 1959), da molti considerato come il miglior romanzo d'avventura spaziale di Van Vogt, ma anche il meno unitario.Van Vogt riprende a scrivere solo nel 1963, soprattutto dietro l'interessamento e gli inviti di Frederik Pohl (alloradirettore di Galaxy), non riuscendo però più a raggiungere il medesimo livello qualitativo degli anni precedenti. Le storie di questo secondo periodo nascono, quasi tutte, direttamente come romanzi omogenei; dimostrano pertanto una maggiore coesione nello stile e nella trattazione tematica rispetto a quelle precedenti, ma allo stesso tempo risultano meno adeguate a tenere il passo con l'evoluzione della fantascienza, che è ormai molto diversa da quella degli anni quaranta. L'autore sembra ormai faticare a ritrovare la creatività e il guizzo geniale dei suoi romanzi giovanili e le sue ultime opere vengono accolte con commenti non molto positivi da parte della critica e dei lettori. Di questo periodo degno di nota è dunque soltanto The Silkie (1969).
Lo stile di Van Vogt è spesso confuso. Questo è principalmente dovuto al fatto che la maggior parte dei suoi romanzi altro non sono che fusioni di racconti scritti in precedenza. Nel 1945 Damon Knight scrive un articolo sulla fanzine Destiny's Child in cui attacca duramente lo stile di Van Vogt. Lo accusa di avere uno stile povero, goffo, inadatto; lo accusa di creare trame inconsistenti ed incoerenti che non reggono ad un esame attento e scrupoloso; ne denuncia la povertà intellettuale e l'incapacità tecnica. L'articolo terminava con un'espressione ormai divenuta famosa «come scrittore Van Vogt non è affatto un gigante come si dice: è soltanto un pigmeo che usa una gigantesca macchina da scrivere». Tutto vero? in parte. È forse vero che il nostro autore ha uno stile spesso confuso, ma non si può non ammirarne il notevole fascino, il sense of wonder che le sue opere trasmettono. Altri critici e scrittori infatti ammettono sentimenti contrastanti nei confronti di quest'autore: così Aldiss confessa che, pur negando la validità della tecnica di Van Vogt, non può non ammirare il fascino delle sue ciclopiche avventure, e Frederik Pohl gli dà atto di un virtuosismo non comune e di una grandiosità raggiunta con non indifferente bravura. Il giudizio più centrato di Van Vogt comunque l'ha forse dato Alexei Panshin: «molte delle sue storie, comprese quelle che ci colpiscono maggiormente, cadono in pezzi se vengono sottoposte ad un esame rigoroso. Il suo stile è rozzo: privo di
sensibilità, privo di grazia e spesso vago. I suoi intrecci sono complicati, ma quando alla fine tutto il turbine si
ferma, appaiono contraddittori. [...] i dettagli sono la debolezza di Van Vogt. [...] Ma chissà perché Van Vogt non cade immediatamente morto quando vengono così mostrati i suoi difetti. La sua forza è costituita dai simboli trascendenti».
La forza di Van Vogt sta effettivamente sì nel mettere le parole sulla carta alla meno peggio, ma anche nell'infondere nuove idee e colpi di scena continuamente, nel tentativo di mantenere un clima di suspense, di tensione dall'inizio alla fine del romanzo. Sta nello sviluppare la saga spaziale verso direzioni nuove, non ingenue, in cui s'inseriscono spesso considerazioni di ordine linguistico e filosofico non banali... e poi nel suo pensare in grande! Van Vogt sa scrivere soltanto di personaggi dai poteri immensi, di Superuomini, di astronavi lunghe otto chilometri, di mostri giganteschi. Nelle sue storie è sempre in gioco, come minimo, il destino di un Impero Galattico, se non dell'intera Umanità o addirittura dell'intero Universo. Van Vogt non riesce a pensare se non in termini megalomaniaci, sproporzionati di grandezza. È in questo modo che egli riesce ad aprire filoni di meraviglia e stupore nel lettore che altrimenti potrebbe trovare solo nell'amore o nei sogni.
Un altro elemento fondamentale dei contenuti delle storie del nostro autore sono le sue "mitologie scientifiche", cioè le scienze create da lui stesso, di volta in volta. In genere Van Vogt si rifà a teorie già esposte da altri pensatori e scienziati (ma spesso pseudo-scienziati) del nostro tempo, a cui tuttavia dà interpretazioni del tutto personali.
Nascono così: la Teoria dell'Universo Ombra di "The Universe Maker" (1953), il Sistema Bates per il Rafforzamento della Vista che sta alla base di "Siege of Unseen" (1959), il Connettivismo di "The Voyage of the Space Beagle", il Callidetico e l'Uomo-No di "The Weapon Shops of Isher", la De-Differenziazione e la Totipotenza delle Cellule del Corpo Umano di "The Beast", ed ovviamente la celeberrima e controversa Logica Non-Aristotelica del "Non-A". Ma in alcuni casi egli stesso inventa dal nulla nuove leggi fisiche per uscire da situazioni particolarmente intricate. In Non-A, ad esempio, per spiegare la capacità del protagonista di teletrasportarsi in qualsiasi luogo dell'Universo, Van Vogt crea una Legge della Similarità dei Tre Punti che non ha alcun riscontro dal punto di vista scientifico.
(Bibliografia parziale)
• Il distruttore nero (Black Destroyer, 1939, confluito in Crociera nell'infinito, 1950)
• Il segreto degli Slan (Slan, 1940)
• La cripta della bestia (Vault of the Beast, 1940)
• Il libro di Ptah (The Book of Ptath, 1943)
• Destinazione Centauro (Far Centaurus, 1944)
• Il mondo del Non-a o Anno 2650 (The World of Ā o The World of Null-A, 1945)
• L'occhio dell'infinito (The Cronicler, 1946)
• Hedrock l'immortale (The Weapon Makers, 1947)
• Caro corrispondente (Dear Pen Pal, 1949)
• La casa senza tempo (The House That Stood Still, 1950)
• Crociera nell'infinito (The Voyage of the Space Beagle, 1950)
• Le armi di Isher (The Weapon Shops of Isher, 1951; da tre racconti pubblicati nel 1941, 1942 e 1949)
• I ribelli dei 50 soli (The Mixed Men, 1952)
• Gli uomini ombra (Universe Maker, 1953)
• Pianeti da vendere (Planets For Sale, 1954; in collaborazione con sua moglie Edna Mayne Hull)
• Gli schiavi del Non-a (The Pawns of Null-A, conosciuto anche come The Players of Null-A, 1956)
• Il cervello trappola (The Mind Cage, 1957)
• L'impero dell'atomo (Empire of the Atom, 1957)
• La guerra contro i Rull (The War against the Rull, 1959)
• Lo stregone di Linn (The Wizard of Linn, 1962)
• Creature (Monsters, 1965), antologia
• I polimorfi (The Silkie, 1969)
• Reflections of A.E. Van Vogt (1975), autobiografia
• Mente suprema (Supermind, 1977)
• I cavalieri delle stelle (Star Raiders, 1977)
• Non-a 3 (Null-A Three, 1985)

martedì 15 dicembre 2009

la conferenza di Copenhagen non và...

Una delle sedute della conferenza di Copenaghen si è chiusa in una grande confusione dopo che i rappresentanti dei paesi africani e di altri paesi in via di sviluppo hanno accusato la presidenza della conferenza di cercare di “uccidere” il protocollo di Kyoto.Secondo i delegati, all’interno del meeting c’è una corrente che cerca di mettere da parte le richieste dei paesi più poveri. La crisi è scoppiata dopo che l’Australia ha proposto di sospendere la discussione sul taglio delle emissioni di anidride carbonica. La Danimarca e le Nazioni Unite hanno cercato di rassicurare i rappresentanti africani (particolarmente quello nigeriano, appoggiato dai paesi del G77). Ma si fa sempre più lontana l’ipotesi di riuscire a raggiungere un accordo globale entro venerdì, per la chiusura del meeeting.
Un altro filone di polemiche parte dalle parole di Barack Obama, nel suo discorso di Oslo, sui cambiamenti climatici: “Se non faremo niente, avremo sempre più siccità, carestie e spostamenti di massa, che negli anni farano aumentare i conflitti”. “L’allusione agli spostamenti di massa come fattore di conflitto fa riferimento alle lobby statunitensi legate all’esercito e ai neocon, che sono riusciti a imporre l’idea che i futuri profughi ambientali sono un ‘moltiplicatore di minacce’ per la sicurezza degli stati Uniti”, scrive Público.
Una delle lobby più influenti è l’American security project che una una recente campagna pubblicitaria affermava che “le migrazioni di massa e le emergenze umanitarie mettono in pericolo gli interessi nazionali degli Stati Uniti e li costringeranno a intervenire”.
Un parere simili è quelo del ministro degli esteri francese Hubert Védrine, secondo cui “se i movimenti di migratori sono sempre più di massa e rapidi, sicuramente ci dovrà essere una risposta di sicurezza”.
Su una cosa c’è abbastanza consenso: entro il 2050 i profughi ambientali potrano essere 200 milioni. E se davvero le nevi del Tibet e dell’Himalay stano sciogliendosi, anche molti di più.
fonte:internazionale

giovedì 10 dicembre 2009

il potere nega il cambiamento del clima


La Conferenza intergovernativa per i cambiamenti climatici (Ipcc) si è impegnata a investigare a fondo lo scandalo delle mail e dei documenti rubati dagli archivi del Centro ricerche sul clima (Cru) dell’università britannica di East Anglia, che ha sollevato un polverone politico e mediatico a pochi giorni dall’inizio del vertice di Copenaghen. Qualunque sia il risultato dell’inchiesta, secondo New Scientist e Nature questo scandalo non minaccia affatto la credibilità della ricerca scientifica sul clima.
Alcune email e documenti sottratti dal Cru dimostrano, secondo alcuni, che gli scienziati di uno dei centri di ricerca sul clima più importanti del mondo hanno alterato alcuni dati per dimostrare che i cambiamenti climatici sono causati direttamente dall’attività umana. Ma un’inchiesta dell’Ipcc e del settimanale britannico Mail on Sunday sostiene che l’operazione di delegittimazione della comunità scientifica sia stata opera dei servizi segreti russi. Secondo i giornali scientifici, tuttavia, questa vicenda non smentisce in nessun modo il fenomeno dei cambiamenti climatici e la loro dipendenza dai gas serra.
“Siamo sicuri al cento per cento che il mondo si stia riscaldando”, afferma New Scientist. È sotto gli occhi di tutti, basta guardare il proprio giardino: “Osservate la campagna a primavera, quando sbocciano i fiori, quando nascono nuove foglie, quando arrivano gli uccelli migratori. Se confrontate le vostre osservazioni con i dati degli anni passati, vi accorgerete che la primavera arriva giorni, forse settimane in anticipo rispetto a qualche decennio fa”.
Lo scandalo delle mail rubate è grave e suscita timori di manipolazione, “ma dimostra semplicemente che molti dati devono essere confermati e confrontati e che ci possono essere degli errori di rilevazione che dipendono dalle condizioni delle misurazioni e da fattori ambientali, anche se il quadro generale è chiaro: i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera sono aumentati e questo è direttamente connesso al riscaldamento globale”.
Anche Nature è della stessa opinione: “Le mail rubate non rivelano un complotto scientifico, ma mettono in luce il rapporto difficile tra ricerca scientifica e opinione pubblica”. Questo scandalo, sostiene Nature, e le tesi di chi lo ha utilizzato per sostenere un atteggiamento di scetticismo rispetto ai cambiamenti climatici, in passato avrebbe suscitato ilarità per la sua inconsistenza. “Invece sarà strumentalizzato dagli ostruzionisti, per esempio nel senato statunitense, per combattere la legge in discussione per la riduzione delle emissioni”.
Certo i meteorologi potrebbero usare criteri di apertura e di condivisione delle informazioni più aperti e più orizzontali e questo eviterebbe vicende come quella delle mail rubate, “ma è anche vero che molti governi impediscono agli istituti di ricerca di rendere pubblici i loro studi sul clima per ragioni di sicurezza. Anche questo, per esempio dovrebbe cambiare”.
fonte:internazionale

mercoledì 9 dicembre 2009

la catastrofe climatica


Secondo l'ONU il numero di persone colpite da catastrofi naturali è più che raddoppiato negli ultimi anni. Lo studio, che è stato rilasciato il secondo giorno della Conferenza sul cambiamento climatico a Copenaghen, stima che tra 25 milioni e un miliardo di persone potrebbero essere cacciati dalle loro case per i prossimi quattro decenni, ma solo pochi di questi rifugiati "climatici" sarebbero in grado di lasciare i loro paesi a causa della mancanza di mezzi e la capacità di viaggiare in luoghi più ricchi. Potenziali punti caldi per le migrazioni internazionali sono già stati identificati. Questi sono i paesi che hanno alti tassi di emigrazione, con enormi sfide socio-economiche. Essi comprendono l'Afghanistan, Bangladesh, la maggior parte del Centro America, dell'Africa occidentale e diversi paesi del sud est asiatico.
Sul piano pratico, dal Protocollo di Kyoto (1997) a oggi, quanti degli obiettivi fissati per ridurre le emissioni di gas a effetto serra sono stati raggiunti?
Antonello Pasini, esperto di cambiamenti climatici dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr spiega:
Innanzitutto, va precisato che  Kyoto è stato fondamentalmente un atto di buona volontà dell’Occidente per dare il buon esempio sulla riduzione delle emissioni .Tra i firmatari occidentali, però, mancarono gli USA, che addirittura dal 1990 hanno aumentato le emissioni del 20%, mentre Russia e Australia hanno aderito solo nel 2005 e nel 2007. La ‘filosofia’ del Protocollo è la responsabilità comune differenziata, per cui il problema è globale ma chi ha contribuito di più alle emissioni deve ridurre in misura maggiore e per primo.
Peraltro, non tutti i paesi aderenti hanno rispettato gli impegni presi. I più virtuosi sono stati la Germania, (- 22%), l'Inghilterra(-17%) e la Francia (-6%). I più inefficienti, la Spagna (+54%), la Finlandia (+11%) e l’Italia (+7%)”. Fuori dal protocollo,  sono poi rimasti Cina e India, cioè altri due dei maggiori ‘inquinatori’, Brasile e paesi in via di sviluppo, tra cui l’Africa che emette pochissimo ma è anche il continente più vulnerabile.
In questa situazione, Copenhagen è attesa come un appuntamento fondamentale, soprattutto dopo che Obama ha dichiarato che parteciperà al vertice, anticipando l’impegno a ridurre le emissioni di gas serra del 17% in dieci anni. Una decisione importante in un momento di empasse in cui le forze centrifughe sembrano più forti di quelle di coesione, anche se negli ultimi giorni c’è stato un altro segnale positivo: la Cina ha deciso di diventare più efficiente, cioè di emettere meno CO2 per unità di Pil, Certo è che le riduzioni di cui parla il presidente americano sono relative al 2005: gli Usa tornerebbero dunque soltanto a valori di emissione simili a quelli del 1990, anno di riferimento.
fonti:ONU,CNR

lunedì 7 dicembre 2009

la sfida del clima a copenhagen




conferenza di copenhagen sul clima.
Finalmente la grande ora è giunta:a Copenhagen si apre la Conferenza sui cambiamenti climatici,dove più di 15.000 partecipanti provenienti da 192 paesi del mondo,in due settimane,decideranno le sorti della nostra Terra.Secondo l'ONU,cioè chi ha organizzato questa gigantesca conferenza,essa rappresenta un punto di svoltanella lotta per impedire il disastro cliamatico.
Il mondo si aspetta che con questa conferenza vengano fatti concreti passi in avanti sul clima, così da gettare le basi per giungere ad un accordo di alto livello.una delle maggiori organozzazioni ambientaliste del mondo, Greenpeace,chiede a gran voce che per giungere a un accordo stringente sia necessario che gli stessi capi di stato, che hanno i maggiori poteri decisionali, partecipino direttamente al vertice di Copenaghen. Ministri e altri delegati non sono infatti in grado di prendere le decisioni necessarie in quella sede, col rischio di concludere il percorso in un “nulla di fatto”.
Greenpeace insieme a WWF chiedono inoltre:(secondo me sono i punti più importanti da raggiungere)
I Paesi industrializzati, come gruppo, devono impegnarsi a ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990
False soluzioni, pericolose e immature, come l’energia nucleare e la cattura e lo stoccaggio della CO2 da impianti a carbone (CCS) non devono rientrare tra le opzioni finanziabili all’interno del Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni
La deforestazione (e le emissioni ad essa associate) deve essere fermata in tutti i paesi in via di sviluppo al più tardi entro il  2020. L’obiettivo “Deforestazione ZERO” deve essere raggiunto già entro il 2015 in Amazzonia, Congo e Indonesia.
Mantenimento dell’aumento delle temperature ben al di sotto della pericolosa soglia dei 2°C, e declino delle emissioni globali a partire dal 2017.
L’International Energy Agency ha calcolato che per ridurre di due gradi la temperatura del pianeta sono necessari 10500 miliardi di dollari di nuovi investimenti per aggiornare centrali elettriche, oleodotti e raffinerie.
Questi obiettivi sono molto ambiziosi,se i governi dei paesi più industrializzati lavoreranno duro,si riuscirà a raggiungerli.Putroppo i paesi del mondo partono alla Conferenza già divisi nei propri egoismi e questo sarà uno dei motivi del fallimento di questa conferenza(scusate il mio pessimismo.)

venerdì 4 dicembre 2009

giornalisti in pericolo

Il mestiere di giornalista è  uno dei mestieri più pericolosi al mondo,specialmente se si fà in zone di guerra o in regimi dittatoriali, e lo conferma quello che è successo recentemente a Mogadiscio dove tre giornalisti sono morti in un'esplosione , che ha ucciso almeno 22 persone, compresi tre ministri del governo. Altri due giornalisti sono feriti gravemente. Un attentatore suicida ha fatto esplodere la bomba durante una cerimonia del diploma universitario presso l'Hotel Shamo. Diversi giornalisti sono stati uccisi in Somalia di quest'anno, che lo rendono uno dei paesi più letali al mondo per la stampa, e il più sanguinoso in Africa.A difendere il giornalista oppresso ci pensa il Committee to Protect Journalists che è un'organizzazione indipendente senza scopo di lucro fondata nel 1981 con sede a New York che promuove la libertà di stampa in tutto il mondo, difendendo i diritti dei giornalisti di riferire la notizia, senza timore di rappresaglie.
Nel sito sono raccolte le seguenti statistiche:
36 giornalisti uccisi nel 2009
763 giornalisti uccisi dal 1992
485 i giornalisti uccisi impunemente dal 1992
30 giornalisti scomparsi in tutto il mondo
Queste le prime quattro nazioni dell'anno in corso:
Somalia: 6
Iraq: 4
Pakistan: 4
Russia: 3
CPJ organizza vigorose proteste pubbliche opera attraverso i canali diplomatici per difendere i giornalisti in pericolo in tutto il mondo. CPJ pubblica articoli, comunicati stampa, relazioni speciali, una rivista semestrale e un'indagine annuale a livello mondiale della libertà di stampa .CPJ gestisce anche l'annuale CPJ International Press Freedom Award, che premia ed onora i giornalisti e sostenitori della libertà di stampa che hanno subito percosse, minacce, intimidazioni e la prigione per aver segnalato la news.
CPJ è un membro fondatore della International Freedom of Expression Exchange (IFEX), una rete globale di oltre 70 organizzazioni non governative che monitora le violazioni della libera espressione di tutto il mondo e difende i giornalisti, scrittori,blogger e altri che sono perseguitati per aver esercitato il loro diritto di libertà di espressione.

martedì 1 dicembre 2009

castelli di sabbia


“Il più grande mistero nel crac finanziario di Dubai non è perché il sogno del deserto si è trasformato in un incubo, ma perché ci ha messo così tanto”, scrive il Guardian. Oggi laborsa di Abu Dhabi ha perso più di otto punti e il titolo Dubai World 15. E domani non andrà meglio, dopo la notizia che il governo non si assumerà la responsabilità dei debiti di Dubai World, società completamente controllata dallo stato.
La stampa britannica segue la crisi di Dubai con molta attenzione, visto che molti inglesi vivono o fanno affari negli Emirati. E spiega che la crisi viene da lontano, e che molti hanno solo fatto finta di non vederla arrivare. “Fin dall’inizio della crisi dei mutui negli Stati Uniti, la stretta internazionale sui prestiti ha portato allo scoppio di alcune bolle finanziarie nel mondo, come quella in Islanda o in Gran Bretagna. Ma altre ci hanno messo un po’ di più. A Dubai, i costruttori dei grattacieli si erano resi conto che sarebe stato difficile terminarli e venderli, e che i costi delle case stavano crollando. Ma hanno preferito andare avanti lo stesso, nella speranza di un miglioramento”.
Ma le cose non sono andate come speravano e ora, secondo le banche internazionali, la società Dubai World deve affrontare un buco di 60 miliardi di dollari. A Dubai il tempo degli arcipelaghi a forma di planisfero e degli alberghi sospesi sull’acqua sembra sempre più lontano.
tratto da: internazionale

domenica 29 novembre 2009

Il protocollo di Kyōto


In questi giorni si sta parlando della conferenza climatica di Copenhagen che modificherà i parametri adottati dal protocollo di kiòto.Io la vedo brutta: mettere d'accordo 160 nazioni del mondo per qunto riguarda l'ambiente ed il clima in piena crisi penso che sarà difficile,molto difficile.Ci sono riusciti già una volta ,ma come si dice Natale è una volta sola...
In ogni caso,ecco cosè questo trattato importantissimo per l'ambiente (tratto da wikipedia)
Il protocollo di Kyōto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale sottoscritto nella citta giapponese di Kyōto l'11 dicembre 1997 da piu di 160 paesi in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia.
Il 16 febbraio 2007 si è celebrato l'anniversario del secondo anno di adesione al protocollo di Kyōto, e lo
stesso anno ricorre il decennale dalla sua stesura.Il trattato prevede l'obbligo in capo ai paesi industrializzati
di operare una riduzione delle emissioni di elementiinquinanti (biossido di carbonio ed altri cinque gas serra,
ovvero metano, ossido di diazoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 — considerato come anno base — nel periodo 2008-2012
Il protocollo di Kyōto prevede il ricorso a meccanismi di mercato, i cosiddetti Meccanismi Flessibili; il principale
meccanismo e il Meccanismo di Sviluppo Pulito. L'obiettivo dei Meccanismi Flessibili e di ridurre le emissioni al
costo minimo possibile; in altre parole, a massimizzare le riduzioni ottenibili a parita di investimento.
Perche il trattato potesse entrare in vigore, si richiedeva che fosse ratificato da non meno di 55 nazioni firmatarie e
che le nazioni che lo avessero ratificato producessero almeno il 55% delle emissioni inquinanti; quest'ultima
condizione e stata raggiunta solo nel novembre del 2004, quando anche la Russia ha perfezionato la sua adesione.
Premesso che l'atmosfera terrestre contiene 3 milioni di megatonnellate (Mt) di CO2, il Protocollo prevede che i paesi industrializzati riducano del 5% le proprie emissioni di questo gas. Il mondo immette 6.000 Mt di CO2, di cui
3.000 dai paesi industrializzati e 3.000 da quelli in via di sviluppo; per cui, con il protocollo di Kyōto, se ne
dovrebbero immettere 5.850 anziche 6.000, su un totale di 3 milioni. Ad oggi, 174 Paesi e un'organizzazione di integrazione economica regionale (EEC) hanno ratificato il Protocollo o hanno avviato le procedure per la ratifica.Questi paesi contribuiscono per il 61,6% alle emissioni globali di gas serra.
Il protocollo di Kyōto prevede inoltre, per i Paesi aderenti, la possibilita di servirsi di un sistema di meccanismi flessibili per l'acquisizione di crediti di emissioni:
• Clean Development Mechanism (CDM): consente ai paesi industrializzati e ad economia in transizione di
realizzare progetti nei paesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in termini di riduzione delle
emissioni di gas-serra e di sviluppo economico e sociale dei Paesi ospiti e nello stesso tempo generino crediti di
emissione (CER) per i Paesi che promuovono gli interventi.
• Joint Implementation (JI): consente ai paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti per
la riduzione delle emissioni di gas-serra in un altro paese dello stesso gruppo e di utilizzare i crediti derivanti,
congiuntamente con il paese ospite.
• Emissions Trading (ET): consente lo scambio di crediti di emissione tra paesi industrializzati e ad economia in
transizione; un paese che abbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas serra superiore al
proprio obiettivo puo cosi cedere (ricorrendo all’ET) tali "crediti" a un paese che, al contrario, non sia stato in
grado di rispettare i propri impegni di riduzione delle emissioni di gas-serra.
Nel novembre 2001 si tenne la Conferenza di Marrakech, settima sessione della Conferenza delle Parti.In questa sede, 40 paesi sottoscrissero il Protocollo di Kyōto. Due anni dopo, piu di 120 paesi avevano aderito al trattato, fino all'adesione e ratifica della Russia nel 2004, considerata importante poiche questo paese produce da solo il 17,6% delle emissioni. Ad Ottobre 2009 gli stati
che hanno aderito e ratificato il protocollo risultano184.
I paesi in via di sviluppo, al fine di non ostacolare la loro crescita economica frapponendovi oneri per essi
particolarmente gravosi, non sono stati invitati a ridurre le loro emissioni. L'Australia, che aveva firmato ma non ratificato il protocollo, lo ha ratificato il 2 dicembre 2007.
Tra i paesi non aderenti figurano gli USA, cioe i responsabili del 36,2% del totale delle emissioni (annuncio del
marzo 2001). In principio, il presidente Bill Clinton aveva firmato il Protocollo durante gli ultimi mesi del suo
mandato, ma George W. Bush, poco tempo dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, ritiro l'adesione inizialmente
sottoscritta. Alcuni stati e grandi municipalita americane, come Chicago e Los Angeles, stanno studiando la
possibilita di emettere provvedimenti che permettano a livello locale di applicare il trattato. Anche se il
provvedimento riguardasse solo una parte del paese, non sarebbe un evento insignificante: regioni come il New England, da soli producono tanto biossido di carbonio quanto un grande paese industrializzato europeo come la Germania.
L'India e la Cina, che hanno ratificato il protocollo, non sono tenute a ridurre le emissioni di anidride carbonica nel
quadro del presente accordo, nonostante la loro popolazione relativamente grande. Cina, India e altri paesi in via di sviluppo sono stati esonerati dagli obblighi del protocollo di Kyōto perche essi non sono stati tra i principali
responsabili delle emissioni di gas serra durante il periodo di industrializzazione che si crede stia provocando oggi il
cambiamento climatico. I paesi non aderenti sono responsabili del 40% dell'emissione mondiale di gas serra.

mercoledì 25 novembre 2009

ufo

credere o non credere?
Messa cosi forse ...Sebbene gran parte del pubblico e degli stessi appassionati siano convinti che lo stesso termine UFO significhi "extraterrestri in visita alla Terra con le loro astronavi", l'ufologia razionale, parte dal presupposto che i fenomeni UFO sono un problema aperto, non risolto e che non vi siano al momento indizi sufficienti per arrivare a conclusioni "definitive" come quella dell'ipotesi extaterrestre. E' più plausibile che gli stessi avvistamenti più sorprendenti, quelli che in genere vanno sotto il termine di "non identificati", ammettano più di una soluzione e che si riferiscano a fenomeni diversi la cui natura rimane ancora da spiegare.
L'ufologia moderna nacque il 24 giugno del 1947 quando Kenneth Arnold, un ricco uomo d'affari americano, raccontò di avere visto dal proprio aereo privato, senza identificarli, nove oggetti simili a dischi volanti librarsi in formazione serrata vicino al Monte Rainier, nello stato di Washington. Questo avvistamento portò all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale il fenomeno UFO, dando vita al fenomeno popolare dell'ufologia. Le autorità affermarono che si trattava, probabilmente, di nove aerei ad ala volante della Northtop, vincolati al silenzio radio e radar e senza insegne militari, che venivano collaudati a quei tempi nei dintorni di Seattle, vicino a dove oggi si trovano le fabbriche della Boeing.
Il primo avvistamento collettivo di UFO avvenne il 7 gennaio 1948, quando alle 14 a Madisonville molte decine di persone videro un oggetto circolare che emanava una luce rossa sorvolare la città. Dall'aeroporto militare di Fort Knox si sollevò una squadra di aerei da caccia P-51 guidata da Thomas Mantell per inseguire l'oggetto. I velivoli erano però sprovvisti di ossigeno e il capitano, che inseguì l'oggetto fino ad alta quota, secondo la versione ufficiale rimase vittima della manovra, dopo aver comunicato alla torre di controllo di trovarsi di fronte ad un oggetto metallico di enormi dimensioni . Secondo la versione dell'esercito, Mantell avrebbe avuto delle allucinazioni per l'alta quota, scambiando per un disco il pallone meteorologico della marina Sky Hook. Sempre la carenza di ossigeno gli avrebbe fatto perdere conoscenza, provocando l'incidente aereo.
tratto da wikipedia

martedì 24 novembre 2009

domenica 22 novembre 2009

stanley kubrick-biografia

E'il mio regista preferito:di lui ho visto tutti i film e li amo tutti,naturalmente sto parlando del grande stanley kubrick di cui ho recuperato in rete questa bella ma breve biografia:
Durante gli studi liceali, negli anni '40, si appassiona di fotografia e riesce a entrare nell'équipe della nota rivista «Look». Nel '50 autoproduce e realizza il suo primo cortometraggio, il documentario Day of the Fight (Giorno della lotta) dedicato a un pugile; la RKO lo compra e gli commissiona un altro documentario, Flying Padre, su un prete «volante» che si sposta a bordo di un biplano. Con il finanziamento di amici e parenti, riesce a realizzare il suo primo lungometraggio, Fear and Desire (Paura e desiderio, 1953), opera un po' approssimativa ma originale per l'astrattezza della situazione narrativa, in cui un drappello di soldati non meglio identificati affrontano indefiniti nemici in una metaforica foresta, per rendersi conto, una volta sterminatili, che hanno i loro stessi volti. Il tema del doppio ritorna nel successivo Il bacio dell'assassino (1955), anch'esso autoprodotto e girato in venti giorni, la cui narrazione è strutturata sul modello della fiaba – il principe che salva la bella dall'orco –, ma dove spazio e tempo subiscono una frantumazione in situazioni nelle quali il protagonista si frantuma a sua volta nella sua doppiezza e ambiguità psicologica. In seguito, K. disconosce questi suoi primi film a causa della loro imperizia e della presunta banalità di alcuni cliché di genere che ancora ne soffocano gli impeti più originali; in essi, però, sono già presenti molti elementi che si riveleranno in seguito ossessioni formali e tematiche costanti del suo cinema. Il sodalizio con il giovane produttore James B. Harris gli offre l'occasione di girare Rapina a mano armata (1955), che passa alla storia per la sua struttura originale, costituita da continui salti temporali all'indietro. I protagonisti costruiscono un complesso meccanismo di ingranaggi, necessari alla riuscita della rapina del secolo, che finiscono col coincidere con gli ingranaggi della narrazione filmica. Intricata è anche la rete infinita di simmetrie disegnate in Orizzonti di gloria (1957), contestato film antimilitarista sulla prima guerra mondiale, di cui va ricordata la drammatica sequenza dell'interminabile carrellata nella trincea, mentre Kirk Douglas passa in rassegna i suoi soldati che si preparano ad andare incontro alla morte. La collaborazione con K. convince Douglas, questa volta in veste anche di produttore, ad affidargli – in sostituzione di A. Mann – la regia di Spartacus (1960), kolossal ambientato nell'antica Roma, che divulga un po' grossolanamente lo schema marxista della lotta di classe e che si può considerare l'unico film non partorito dalla sua mente. K. torna a temi e stili a lui più abituali con Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1963), commedia nera di fantapolitica e satira farsesca «swiftiana», incentrata sulla metafora sessual-militare in cui lo strumento del potere (la bomba-fallo) rivela l'impossibilità di dominare il mondo ma soprattutto sé stessi. L'omonimo romanzo di V. Nabokov (quasi tutti i film di K. sono adattamenti di opere letterarie) ispira Lolita (1962), in cui torna il tema del doppio. Il grande assente del film è l'erotismo maniacale e pedofilo superficialmente rimproverato allo scrittore; assente perché metafora del vuoto che «riempie» la psiche del protagonista Humbert Humbert. Il successivo 2001: Odissea nello spazio (1968) rivoluziona i canoni della fantascienza cinematografica con il suo viaggio al di là di ogni limite interpretativo della realtà effettuale. Ideale sintesi della storia dell'umanità e della sua evoluzione, con il suo simbolico e misterioso monolito nero, 2001 rappresenta la sua opera più filosofica e più astratta, ed evidenzia in maniera spettacolare e drammatica l'impossibilità di ogni interpretazione univoca e assoluta dell'esistenza umana. Nello sguardo finale del feto rivolto verso gli spettatori permane l'enigma irrisolto della vita-morte dell'uomo. Altrettanto scalpore desta Arancia meccanica (1971), il suo film più controverso a causa dell'estrema rappresentazione della violenza, esaltata dall'uso di obiettivi grandangolari e da una fotografia dai colori particolarmente aggressivi. Arancia meccanica, liberamente tratto dal romanzo di A. Burgess, è anche la storia di una rieducazione forzata del protagonista ai canoni etici di una società che per correggere la sua devianza finisce per privarlo della libertà e commettere analoga violenza nei suoi confronti. Come lo stesso K. ha dichiarato: «L'idea centrale del film riguarda il problema della libertà di scelta. Se veniamo privati della possibilità di scegliere tra il bene e il male perdiamo la nostra umanità?» L'ondata di emuli del protagonista Alex/M. McDowell, e lo scalpore che investe l'opinione pubblica internazionale convincono il regista a ritirare il film dalla circolazione. K. torna poi al secolo della Ragione, e quindi alle origini della società e del pensiero occidentale odierno, con Barry Lyndon (1975), sontuoso film in costume con un uso particolarmente espressivo dello zoom e dell'illuminazione naturale. Con Shining (1980), tratto dall'omonimo romanzo di S. King, si cimenta, a suo modo, con il genere horror impiegando per la prima volta in maniera sistematica e fortemente espressiva l'innovativa steadycam che gli permette di seguire J. Nicholson e il figlioletto nei labirinti dell'Overlook Hotel, angoscioso luogo di confine con il lato oscuro della psiche umana. Full Metal Jacket (1987) è invece l'occasione per cimentarsi con un'altra guerra, quella del Vietnam. Strutturalmente è diviso in due parti: nella prima seguiamo l'addestramento e l'educazione (anche in questo caso forzata e violenta) dei marine alla disciplina militare; nella seconda assistiamo allo smontaggio fisico e ideologico della macchina da guerra occidentale contro un nemico ancora una volta invisibile. Bisogna attendere undici anni per il lavoro successivo di K., il quale nel frattempo lavora al progetto di A.I. Intelligenza artificiale, che per la sua incredibile complessità è costretto ad abbandonare (sarà ripreso e terminato da S. Spielberg). Eyes Wide Shut (1999, liberamente ispirato a Doppio sogno di A. Schnitzler), interpretato da N. Kidman e T. Cruise, è ambientato in una New York ricostruita interamente negli studi inglesi di Shepperton. Rinviando più volte l'uscita del film (che viene distribuito postumo) e alimentando così le aspettative del pubblico sull'erotismo promesso da un accorto e calcolato battage pubblicitario, Eyes Wide Shut ne frustra programmaticamente le speranze coinvolgendolo nello stesso cortocircuito psichico che intrappola il protagonista nel suo picaresco vagabondare notturno. Maniaco della perfezione, esigente sul set, assoluto padrone di ogni fase della realizzazione dei propri film che spesso sceneggia, gira e monta lui stesso, K. ama giocare sulle ossessioni, sui meccanismi ludici, sulle simmetrie perfette: il suo cinema forma una fitta rete di rimandi alle altre arti – pittura, letteratura, musica, teatro, architettura – costituendo una sintesi estetica e una summa poetica come pochi altri nella storia del cinema.
fonte:Garzantina del Cinema a cura di Gianni Canova

venerdì 20 novembre 2009

il potere contro greenpeace

Ad alcuni attivisti di Greenpeace non è stato permesso di arrivare al “Campo di resistenza climatica”.
questo è il racconto di Chiara Campione responsabile della campagna foreste dell'organizzazione :
"...Insieme a Raimondo Bultrini dell’Espresso, a una giornalista indiana e ad altri attivisti eravamo in viaggio per incontrare gli abitanti del villaggio di Teluk Meranti, quando siamo stati presi dalla polizia indonesiana e trattenuti per quasi 24 ore senza nessuna accusa. Dopo un pesante interrogatorio, siamo stati espulsi dal Paese.
La polizia indonesiana ci ha accusato di attività illegali che non abbiamo mai commesso. Il nostro Campo è stato costruito per proteggere le preziose torbiere indonesiane da chi le sta distruggendo. L’azione della polizia è chiaramente mirata a bloccare le nostre azioni di protesta.
Per questo vi invitiamo a scrivere al Presidente indonesiano Yudhoyono per chiedere che la forza venga utilizzata contro la deforestazione, non contro i difensori del clima..."
L'Ambasciata italiana è stata totalmente incapace di intervenire in questo contesto di grave violazione dei diritti civili.Greenpeace chiede al Ministro degli Esteri Frattini di convocare per chiarimenti l'Ambasciatore dell'Indonesia in Italia, Mohamad Oemar.
A causa della deforestazione, l'Indonesia è il terzo più grande emettitore di CO2 dopo Cina e Usa. Il  Campo nasce con l'obiettivo di fermare la distruzione delle ultime torbiere indonesiane. L'azione della polizia è chiaramente mirata a scoraggiare il viaggio degli attivisti e dei giornalisti verso il  Campo. E a difendere le attività distruttive di multinazionali come la APRIL.

giovedì 19 novembre 2009

Mahatma Gandhi


Vorrei essere come Gandhi,ma per il momento pubblico questa bella biografia...
Karamchard Gandhi, detto il Mahatma (soprannome datogli dal poeta indiano R. Tagore che in sanscrito significa Grande Anima) è stato il primo ad applicare le tecniche della nonviolenza alle grandi lotte per
l'uguaglianza razziale e sociale e per l'indipendenza politica. Con lui la nonviolenza uscì dal campo delle idee teoriche e diventò una forza politica grazie alla quale l'India diventò una nazione.
Gandhi nasce a Porbandar il 2 ottobre 1969 nel piccolo stato di Kathiawar,del quale il padre è ministro. Nonostante la rigidità dell'educazione familiare, soprattutto per quanto riguarda il rispetto delle regole di casta, la sua casa è spesso frequentata da musulmani, jainisti, buddisti e seguaci dello zoroastrismo all'insegna della tolleranza religiosa.
Come alunno considerato piuttosto pigro e poco dotato, comincia a frequentare l'istruzione primaria modellata sulla high school inglese e poi quella superiore. A tredici anni, secondo l'usanza, viene sposato ad una sua
coetanea, Kasturbai, dalla quale avrebbe avuto quattro figli. Si iscrive al college dove segue alcuni corsi senza profitto.
Così, decide di recarsi a Londra, per diventare avvocato: una scelta dolorosa che comporta la sua espulsione dalla casta. In Inghilterra si sforza di inserirsi nella società, diventando un gentleman, ma riconosce presto l'impossibilità del tentativo di europeizzarsi. Qui ha però la possibilità di dedicarsi alla lettura di vari testi,riscoprendo i testi sacri indù e quelli di altre religioni, e approfondendo la conoscenza della cultura democratica occidentale.Terminati gli studi, intraprende in patria con scarso successo la professione di avvocato e nel maggio del 1893 si reca in Sudafrica come rappresentante legale
di una ditta indiana.Pensava di trattenersi in Africa per circa un anno,invece vi restò 21 anni. Infatti, arrivato nello stato,famoso per il fenomeno dell'apartheid, va incontro subito alle prime esperienze personali di discriminazione: sul treno che doveva portarlo a destinazione, benché munito di biglietto, viene allontanato dallo scompartimento di prima classe perché riservato ai bianchi; a Johannesburg per colpa della sua razza non trova albergo.Ma il soggiorno africano fu di fondamentale per la maturazione politica di Gandhi: per la prima volta si trovò coinvolto in un movimento per l'uguaglianza razziale, poiché i numerosi indiani che lavoravano in Sudafrica subivano dagli europei gravi discriminazioni.
Nel maggio del 1894 fonda il Natal Indian Congress, un'associazione per la difesa dei diritti civili e degli interessi indiani nell'unione sudafricana.Durante la guerra anglo-boera organizza un corpo volontario di indiani in favore degli inglesi per assistere i feriti e, finita la guerra, allo scoppio di una epidemia di peste a Johannesburg, si prodiga per assistere i colpiti.
Nel 1904, sull'esempio di Tolstoj, fonda a Phoenix, nei pressi di Durban, la prima comunità agricola organizzata su base cooperativa; la regola della colonia è che ognuno deve guadagnarsi la vita con il lavoro dei campi.Tutti i suoi membri vengono educati attraverso il lavoro manuale (Nai-
Talim) e il servizio reso al prossimo e alla comunità. Solo in questa prospettiva essi potranno essere i futuri protagonisti del rilancio sociale e culturale dell'India, liberata dal colonialismo inglese e rinascente sulle
risorse dei villaggi.Qui ha anche la possibilità di sperimentare un modello di scuola particolare e innovativo: scarso rilievo viene dato infatti ai libri di testo («Il vero libro di testo per un ragazzo deve essere il suo insegnante») e alla didattica, fondata più sull'ascolto che sulla lettura, più sulle domande
giuste da farsi che sulle risposte preconfezionate da dare.Al centro dell'apprendimento vi è dunque l'esempio del maestro e la relazione (che si trasforma in coeducazione) interpersonale con gli altri allievi, la comunità, la natura.
Ma il compito più difficile è costituito dall'educazione spirituale intesa sia come aspirazione alla conoscenza di Dio che come formazione del carattere.In seguito, l'indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi
connazionali da parte delle autorità britanniche, lo spingono all'attività politica. Il Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, a livello di massa, il suo metodo di lotta
basato sulla resistenza nonviolenta, satyagraha: il suo significato profondo è l'adesione alla verità, e dunque la forza della verità. Lo ho definito anche forza dell'amore o forza dell'anima che comprende anche la pazienza e la comprensione. E pazienza significa disposizione a soffrire.
Ma in campo politico la lotta per il bene del popolo consiste soprattutto nell'opporsi all'errore nella forma delle leggi ingiuste. Quando non si è riusciti a convincere il legislatore dell'errore attraverso petizioni o cose del
genere, l'unica strada che rimane aperta, se non ci si vuole sottomettere all'ingiustizia, è di costringerlo a cedere con la forza o di soffrire nella propria persona esponendosi alla punizione per la violazione della legge.
Per questo satyagraha per la maggior parte della gente significa disobbedienza civile o resistenza civile. È civile perché non è criminale.Nell'agosto del 1906, il governo aveva obbligato tutti gli asiatici a munirsi
di scheda di identità, a fornire le impronte digitali e a sottostare ad altre umilianti misure di polizia che li ponevano a livello di comuni criminali.Gandhi consiglia ai satyagrahi di rifiutare di farsi schedare; se multati, di
non pagare l'ammenda; se processati, di dichiarare di aver violato deliberatamente le leggi e di andare in carcere senza opporre resistenza.Nel 1907 viene arrestato, e gli viene intimato di lasciare il paese entro 48
ore; disobbedisce, viene processato e chiede al giudice di accusarlo in modo tale da avere
una pena superiore ai suoi compagni. Nel 1914 finalmente il satyagraha comincia a dare i suoi primi frutti.
Intanto, Gandhi vuole trascorrere qualche settimana in Inghilterra dove, in piena guerra mondiale, organizza un corpo di volontari indiani residenti in Inghilterra per curare gli inglesi feriti. Ma presto, è costretto per
motivi di salute a far ritorno nel suo paese,ritirandosi per breve tempo nell'ashram (eremo) di Sabarmati, altro luogo simbolo dello stile gandhiano fondato su tre momenti fondamentali, la preghiera, lo studio e il
lavoro.Il 30 marzo del 1916, Gandhi dà inizio alla seconda grande campagna satyagraha per protestare contro le misure restrittive che il governo inglese continuava ad adottare contro gli indiani anche dopo la fine della prima guerra mondiale. Durante una feroce repressione della folla inerme,muoiono circa 379 persone. In questa occasione, il mahatma ammetterà di aver commesso un errore «grande come l'Himalaya» per non aver
preparato adeguatamente gli animi e le condizioni spirituali, presupposti necessari alla resistenza nonviolenta.
Dopo un altro tentativo di disobbedienza civile conclusosi con l'arresto, e un lungo digiuno per protestare contro le lacerazioni tra indù e musulmani all'interno del Congresso panindiano, la guida indiana propone una nuova campagna di disobbedienza civile contro la legge del monopolio del sale che incide negativamente soprattutto sulle fasce sociali più povere. La campagna si allarga con il boicottaggio dei tessuti provenienti dall'estero ma gli inglesi arrivano ad arrestare Gandhi, sua moglie e altre 50.000 persone. Il 25 gennaio 1931 lui ed altri membri dell'esecutivo del congresso vengono liberati senza condizioni e, al termine di una serie di colloqui tra il Viceré e Gandhi, nel febbraio-marzo 1931 viene raggiunto un accordo definito "patto Irwin-Gandhi" per cui il Governo britannico modifica le leggi sul monopolio del sale e libera i detenuti politici.
All'inizio della Seconda Guerra Mondiale, Gandhi decide di non sostenere l'Inghilterra se questa non garantisce all'India l'indipendenza. Il governo britannico rifiuta e reagisce con l'arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma, stremato dopo la morte della moglie durante un digiuno,
ma presto liberato. Il 15 agosto 1947, nel momento della conquista della libertà del
subcontinente indiano, il Pakistan si separa dall'India, contro il volere di Gandhi che si era impegnato per l'unione fra indù e musulmani; è un periodo di enormi tensioni tra i due gruppi religiosi e si scatenano violenze
inaudite che costano, alla fine del 1947, quasi un milione di morti e sei milioni di profughi.
Per questo, si reca di nuovo a Delhi, dove le violenze degli estremisti hindù erano più accese; ma mentre si recava ogni sera per pregare all'aperto, la sera del 30 Gennaio 1948, un giovane fanatico militante hindù
lo uccide a colpi di pistola.
Così si chiude, all'età di 78 anni, la vita di un uomo che così è stato descritto da Albert Einstein: «Le generazioni future faticheranno,probabilmente, a credere che un uomo simile si sia realmente aggirato in carne ed ossa su questa terra».
Anche se si è esaltato molto il ruolo politico di Gandhi, lui non si considerava un politico: infatti il suo era un programma di rigenerazione morale dell'intero paese, di autogoverno del popolo, che ha avuto anche
conseguenze politiche. Comprendeva inoltre l'unione del mondo indù con quello musulmano, l'abolizione della
discriminazione nei confronti dei paria, la difesa dei popoli e dell'agricoltura, il recupero del lavoro manuale, il rispetto della vita animale e dell'ambiente, il rifiuto di una civilizzazione permeata di materialismo, il recupero della forza interiore e della dimensione collettiva.
L'ispirazione fondamentale di Gandhi fu quella religiosa, integrata però con la tradizione democratica occidentale. Pur avendo sempre manifestato la propria adesione all'Induismo, non esitò a purificarlo dagli aspetti reazionari (la divisione in caste, la discriminazione degli intoccabili, il
matrimonio tra bambini, ecc.) e a farlo convergere verso le grandi religioni. Considerava la fede premessa necessaria (ma non unica) al proprio impegno politico a favore della libertà e della giustizia sociale.
Il principio della nonviolenza richiede infatti la completa astensione da qualsiasi forma di sfruttamento: «Non appena scomparirà lo spirito di sfruttamento, gli armamenti saranno sentiti come un effettivo insopportabile peso. Non si può giungere a un vero disarmo se le nazioni del mondo non cessano di sfruttarsi a vicenda.» Da questo punto di vista, sosteneva l'autodeterminazione dei popoli e il patriottismo purché non cercassero di affermarsi sulla miseria e lo sfruttamento delle altre nazioni:«vogliamo la libertà del nostro paese, ma non a costo di sacrificare o sfruttare gli altri, né in modo da degradare altri paesi [.] Voglio la libertà del mio paese affinché altri paesi possano imparare qualcosa del mio libero paese, affinché le risorse del mio paese possano essere utilizzate a vantaggio dell'umanità [.]. Perciò il mio amore per il nazionalismo, o la mia idea di nazionalismo, è che il mio paese diventi libero e, se fosse necessario, possa morire tutto affinché viva la razza umana. Qui non v'è posto per l'odio di razza. Sia questo il nostro nazionalismo.» Ma la nonviolenza per Gandhi è un imperativo religioso prima che un principio dell'azione politico-sociale derivante da quell'ahimsa che sta alla base della sua cultura indiana: «La nonviolenza è il primo articolo della mia fede e l'ultimo del mio credo.» Fede e credo che arrivano a sostenere una precisa non collaborazione: «La mia non-cooperazione non nuoce a nessuno; è non-cooperazione con il male [...] portato a sistema, non con chi
fa il male.» Una altro contributo prezioso e ancora carico di suggerimenti, soprattutto per chi studia modelli alternativi di difesa popolare, sono i cosiddetti corpi nonviolenti e le brigate della pace, un vero e proprio esercito nonviolento,fisicamente e spiritualmente addestrato ad affrontare situazioni di conflitto
più o meno intenso attraverso la mediazione e l'opposizione (che comportano anche il rischiare ed offrire spontaneamente la propria vita) verso chi porta avanti obiettivi distruttivi.Certo, si tratta di un traguardo arduo, si direbbe all'altezza della drammaticità della guerra, del quale Gandhi enuncia e incarna i requisiti e
le qualità principali, alcune essenziali altre più contingenti:
1. Il satyagrahi deve avere una profonda fede in Dio, poiché Egli è il suo
unico sostegno.
2. Deve avere come suo credo fondamentale la fede nella verità e nella
nonviolenza e dunque deve credere nella intrinseca bontà della natura
umana, che deve sforzarsi di portare alla luce con la sua verità e il suo
amore, espressi attraverso la sofferenza.
3. Deve condurre una vita casta ed essere pronto e disposto, nell'interesse
della sua causa, a rinunciare alla sua vita e ai suoi averi.
4. Deve indossare il Khadi e dedicarsi alla filatura. Questo è essenziale per
l'India.
5. Deve essere astemio e non fare uso di nessun altro intossicante, perché
la sua mente possa essere sempre lucida e presente a se stessa.
6. Deve sottomettersi con convinzione a tutte le regole disciplinari che
possono essere stabilite di volta in volta.
tratto da palabre

domenica 15 novembre 2009

Il mestiere di blogger all'Avana

troppo bello questo articolo per non pubblicarlo:

Qualche anno fa ho letto in un rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro che quello del giornalista è uno dei mestieri più pericolosi al mondo. C’era scritto che solo i collaudatori di nuovi aerei rischiano di più. Non ricordo se l’indagine prendesse in considerazione anche i cacciatori di coccodrilli o le guardie del corpo, ma lo studio era stato condotto negli anni novanta. Quando ancora non esistevano i blogger.
Erano i tempi in cui sognavo di diventare una giornalista. Già mi vedevo saltare da un aeroporto all’altro, con un macchina fotografica al collo e un microfono in mano puntato verso presidenti e stelle del cinema, mafiosi e giudici, vescovi e ambasciatori. Mi immaginavo presa dal panico davanti alla pagina bianca, cercando di nascondermi dal direttore, che mi cercava infuriato fino all’ora di chiusura. Fantasticavo di scrivere reportage memorabili e articoli di cronaca indimenticabili, e di svelare scandali e corruzione.
Poi non riuscii a entrare alla scuola di giornalismo dell’università dell’Avana e il mio sogno svanì. Ma il senso di frustrazione passò presto, quando conobbi un giornalista che era stato cacciato da un quotidiano nazionale perché aveva scritto quello che pensava.
Chi fa il giornalista a Cuba non corre gli stessi rischi di chi fa informazione in Messico o in Colombia. Da noi i reporter non vengono uccisi né sequestrati. Semplicemente gli avvelenano il lavoro. Perché eliminare fisicamente qualcuno che scrive verità scomode se lo si può cancellare con il pennarello rosso del censore? Perché ucciderlo quando si hanno tutti i mezzi per addomesticarlo?
La morte professionale non incide sulle statistiche, e ad aumentare è solo la frustrazione di chi, come me, un tempo pensava che il suo destino fosse legato all’informazione. A Cuba chi sceglie di fare il giornalista sa che tutti i mezzi d’informazione sono nelle mani del potere, che lo si voglia chiamare stato, partito unico o líder máximo. Sa che dovrà dire sempre quello che è conveniente e necessario, e che dovrà farlo con devozione ed entusiasmo.
Il giornalismo a Cuba comporta quindi un rischio enorme, ma solo per la coscienza dei giornalisti.
Naturalmente vengono offerte anche delle buone opportunità, perché l’alone mistico che circonda la professione la rende affascinante agli occhi di persone interessanti, permette di frequentare funzionari importanti, di quelli che risolvono problemi e fanno favori. Un giorno si presenta la possibilità di un viaggio, e il reporter di provincia si trasforma in un uomo di mondo che parla di Parigi come se ci fosse nato e commenta usi e costumi di tutti gli angoli del mondo. Ha venduto la sua penna o la sua tastiera per avere privilegi e comodità che non hanno niente a che fare con il suo impulso originario di raccontare quello che succede intorno a lui. È proprio in quel momento che comincia a diventare indifeso. Proprio come il corrispondente che muore in Afghanistan o il fotografo che perde la vita ucciso dai narcotrafficanti di Bogotá.
Ma da una ventina d’anni sulla nostra isola esiste un altro tipo di giornalista. L’aggettivo “indipendente” lo distingue da tutti gli altri. Affronta rischi diversi, sfrutta altre opportunità. Ovviamente non ha seguito nessun corso di giornalismo, ma ha imparato a raccontare quello che nascondeva la stampa di partito. È diventato uno specialista delle denunce. Osserva il lato nascosto della storia.
Nella primavera del 2003 tutto quello che sembrava semplicemente pericoloso o rischioso si è trasformato in una punizione: molti di questi giornalisti indipendenti sono stati arrestati e condannati a scontare pene di dieci, quindici o vent’anni. La maggior parte di loro è ancora in carcere.
Noi blogger siamo arrivati dopo, anche perché a Cuba la tecnologia si è diffusa molto lentamente. Probabilmente le autorità non immaginavano che i loro cittadini l’avrebbero usata per raccontare punti di vista alternativi. Il governo controlla le telecamere degli studi televisivi, i microfoni delle stazioni radio, le pagine delle riviste e dei periodici di tutta l’isola. Ma ecco che una rete globale e invisibile, demonizzata ma imprescindibile, offre a chiunque lo voglia la possibilità di comunicare le sue opinioni in modo praticamente illimitato.
Ci hanno messo un po’ a capirlo, ma ora se ne stanno rendendo conto. E sanno che per mettere a tacere un blogger non possono usare gli stessi metodi con cui hanno ridotto al silenzio tanti giornalisti. Questi impertinenti del web non possono essere licenziati dalla redazione di un giornale. Né gli si può promettere una settimana sulla spiaggia di Varadero o un’automobile Lada come ricompensa. E meno che mai, oggi, comprarli con un viaggio in Europa orientale o nella Germania di Honecker. Per fermare un blogger bisogna eliminarlo. Lo stato cubano, il partito unico e il líder máximo l’hanno capito.
Yoani Sánchez è una blogger cubana. Il suo blog è tradotto in quattordici lingue, tra cui l’italiano. Vive all’Avana, dove è nata nel 1975. In Italia ha pubblicato Cuba Libre (Rizzoli 2009). Scrive una rubrica settimanale per Internazionale.

sabato 14 novembre 2009

greenpeace

 Mi sento molto in sintonia con Greenpeace che è un'associazione non violenta, che utilizza azioni dirette per denunciare in maniera creativa i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace.
Greenpeace è fermamente convinta che se la gente ha terra, fiumi e laghi puliti ha più possibilità di nutrirsi senza dipendere da altri paesi e ci sono meno probabilità che scoppino conflitti o guerre.
Greenpeace è indipendente e non accetta fondi da enti pubblici, aziende o partiti politici. 
Greenpeace è un'organizzazione non governativa ambientalista e pacifista fondata a Vancouver nel 1971.
È famosa per la sua azione diretta e non violenta per la difesa del clima, delle balene, dai test nucleari e dell'ambiente in generale. Negli ultimi anni l'attività dell'organizzazione si è rivolta ad altre questioni ambientali come il riscaldamento globale, l'ingegneria genetica e la pesca a strascico.
Il 15 settembre 1971, ancora prima che apparisse il nome Greenpeace, una vecchia barca da pesca (la Phyllis Cormack) salpa da Vancouver (costa occidentale del Canada) con a bordo dodici volontari. Tra loro c'erano Jim Bohlen, Irving Stowe, Paul Cote e tra i giornalisti c'erano Robert Hunter del "Vancouver Sun", Ben Metcalfe della Canadian Broadcasting Corporation e Bob Cummings del "Georgia Strait".Lo scopo era di impedire l'esplosione di una bomba nucleare ad Amchitka (un'isola nel oceano pacifico settentrionale vicino alla costa dell'Alaska) perché lo scoppio poteva danneggiare una zona naturale protetta (ultimo rifugio per 3000 lontre di mare in pericolo e casa per aquile di mare testabianca e falchi pellegrini) provocando un terremoto e un maremoto. Il rischio era alto e i volontari speravano di impedire l'esperimento per il fatto di essere fisicamente presenti sul posto con una imbarcazione. A bordo c'erano anche dei giornalisti per poter documentare il viaggio. Il gruppo di protesta si faceva chiamare Comitato "Non create l'onda", ma durante il primo viaggio l'imbarcazione fu ribattezzata Greenpeace. L'imbarcazione fu intercettata dalla guardia costiera nei pressi dell'isola di Akutan con motivazioni legate a formalità doganali e, anche a causa delle continue cattive condizioni meteorologiche, sfibrati i volontari decisero di abbandonare l'impresa. Con grande stupore scoprirono di essere sulle prime pagine di tutti i giornali con supporto da parte di molte persone. Nel viaggio di ritorno l'equipaggio incontrò un gruppo di indiani Kwatkiutl che rivelò una profezia secondo cui dei Guerrieri dell'arcobaleno avrebbero salvato il mondo prima che fosse troppo tardi e li dichiararono fratelli di sangue. Grazie all'inaspettato supporto della gente (economico e di volontari) si riuscì a progettare una nuova spedizione chiamata Greenpeace Too, ma la distanza da coprire era troppa e il tempo a disposizione poco, il test venne portato a termine ugualmente il 6 novembre.Era fatta :la prima grande azione della futura Greenpeace si era compiuta e si scatenarono molte proteste tra Canada e USA tanto da rendere nota pubblicamente la volontà di non effettuare ulteriori test, da quella volta Amchitka è una riserva naturale per uccelli.
La drammatica svolta:
Nel 1985 viene affondata la "Rainbow Warrior", un vecchio peschereccio che Greenpeace aveva acquistato con l'aiuto del WWF e che prende il nome da quella antica profezia indiana.(foto)
La "Rainbow Warrior" aveva da poco concluso l'"Operazione Exodus" sull'atollo di Rongelap, nel Pacifico: l'isola di Rongelap era stata infatti colpita dalle radiazioni dei test nucleari condotti dagli americani tra il 1948 e il 1956 e tra i suoi abitanti si riscontrava un'incidenza altissima di cancro alla tiroide, di leucemia e di malformazioni fetali. Su richiesta dei rappresentanti di Rongelap al Parlamento delle Isole Marshall, Greenpeace aveva acconsentito ad evacuare l'intera popolazione dell'isola nella più salubre isola di Mejato. Una volta terminata la missione, si era diretta verso Auckland, in Nuova Zelanda, in attesa di fare rotta per Moruroa.
La "Rainbow Warrior" non arriverà mai a Moruroa. Il 10 luglio 1985, quando mancano dieci minuti alla mezzanotte, due esplosioni squarciano lo scafo della nave ormeggiata nel porto di Auckland. La "Rainbow Warrior" affonda e Fernando Pereira, un fotografo di Greenpeace, rimane ucciso. Le esplosioni sono chiaramente il frutto di un atto di sabotaggio e l'attenzione cade subito sui servizi segreti francesi. L'inchiesta ufficiale non attribuisce responsabilità dirette al Governo di Parigi, ma due mesi dopo il sabotaggio il Ministro della Difesa Charles Hernu si dimette.
Questo evento, seppure tragico, ha dimostrato il ruolo sempre più importante di Greenpeace e del movimento ambientalista a livello internazionale.
Con circa tre milioni di sostenitori in tutto il mondo, Greenpeace è uno dei più grandi movimenti ambientalisti del mondo. Greenpeace si ispira ai principi della nonviolenza; è indipendente da qualsiasi partito politico; non accetta aiuti economici né da governi né da società private e si finanzia esclusivamente con il contributo di singoli individui che ne condividono gli ideali e la missione.
fonti:Greenpeace,Wikipedia

giovedì 12 novembre 2009

la censura contro i blogger


i blogger sono in pericolo.
Sono 185 i blogger che nel mondo sono minacciati, arrestati o rischiano il carcere a causa di quello che hanno scritto o denunciato sui loro blog. Il paese più pericoloso per i blogger è la Cina, seguita dall’Egitto e dall’Iran. Globalvoices.org ha lanciato il progetto Threatened voices per monitorare la censura sul web in tutti i paesi del mondo.Guardate la cartina subito per rendersi conto della situazione:
blogger_piccola1
Nella lista c’è anche la blogger cubana Yoani Sánchez, autrice del blog Generación Y, columnist di Internazionale, sequestrata e picchiata qualche giorno fa a L’Avana per le sue opinioni anticastriste.
Oppure la blogger tunisina Fatma Riahi, incarcerata a Tunisi il 2 novembre con l’accusa di essere l’autrice del blog satirico Blog de Z che pubblica anonimamente vignette contro il governo di Ben Ali. Il blog di Fatma (fatma-arabicca.blogspot.com) è stato oscurato qualche giorno prima del suo arresto.

mercoledì 11 novembre 2009

Nel 2012 la prima astronave con motore nucleare

Stanley Kubrick sempre attuale...
Ve la ricordate l’astronave inter-planetaria Discovery, presente nel film 2001 Odissea nello spazio, con propulsione a energia nucleare? Tra un po’ diventerà realtà, ma non grazie agli americani, come nel film. A costruirla saranno gli antagonisti di sempre: i russi.

Il prossimo obiettivo dell’esplorazione spaziale è raggiungere Marte. Tutti i paesi si sono messi al lavoro sulle tecnologie utili allo scopo. Una delle principali difficoltà dei viaggi spaziali a lunga percorrenza è trovare il combustibile adatto, ma l’Agenzia Spaziale Russa ha annunciato il nuovo progetto: una navetta con motore a energia nucleare.
Durante un incontro di fronte alla Commissione per la Modernizzazione dell’economia russa, Anatoly Perminov, a capo della Roscosmos (l’agenzia spaziale russa), ha svelato che il progetto non è che l’inizio di un programma dedicato all’esplorazione spaziale su larga scala. Perminov ritiene che lo sviluppo di un sistema di produzione energetica di tipo nucleare (MCNSPS) sia di importanza cruciale per mantenere competitivo il paese nella corsa alla conquista dello spazio. Il progetto potrebbe essere completato per il 2012.
Anatoly Korotevev, presidente dell’Accademia Russa di Cosmonautica, ha concordato che il problema-chiave delle missioni umane sulla Luna e Marte è lo sviluppo di un adeguato sistema di propulsione, dotato di elevata efficienza a dispetto di una massa contenuta. Questo progetto potrebbe essere la soluzione.

La Discovery russa sta arrivando, attenzione dott. Floyd…
fonte:fantascienza.com

domenica 8 novembre 2009

Muro di Berlino


Il 9 novembre ricade l'anniversario della caduta del Muro di Berlino,simbolo stesso della caduta di uno dei sistemi politici più devastanti della storia dell'uomo,il comunismo.Il Muro di Berlino (in tedesco Berliner Mauer), eretto dal regime comunista della Germania Est, era una barriera in cemento alta circa tre metri e mezzo che separava Berlino Ovest da Berlino Est e dal resto della Repubblica Democratica Tedesca.Inizialmente questo consisteva di filo spinato, ma già dai primi giorni iniziarono ad essere utilizzati gli
elementi prefabbricati di cemento e pietra destinati a formare la prima generazione di un vero e proprio muro. Il muro divideva fisicamente la città; quando circondò completamente Berlino Ovest, trasformò in pratica i settori occidentali in un'isola rinchiusa entro i territori orientali.Il muro era lungo più di 155 km e divise in due la città di Berlino per 28 anni, dalla sua costruzione (iniziata il 13 agosto del 1961) fino al suo smantellamento, ed era considerato un simbolo della Cortina di ferro. Il suo smantellamento avvenne il 9 novembre
1989, a causa della sua inutilità, dopo lo smantellamento (avvenuto il 23 agosto 1989) della Cortina di Ferro da parte dell'Ungheria e del successivo esodo (via paese danubiano) di tedeschi dalla DDR (a partire dall'11 settembre dello stesso anno).Durante questi anni, in accordo con i dati ufficiali, furono uccise, dalle guardie
comuniste, almeno 133 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest. Comunque, un cospicuo gruppo di vittime reclama che più di 200 persone furono uccise mentre cercavano di fuggire da Berlino Est per l'Ovest.20 anni fa nel mese di novembre, dopo diverse settimane di disordini pubblici,una moltitudine di cittadini dell'Est si arrampicò sul muro e lo superò, per raggiungere gli abitanti della Germania Ovest dall'altro lato e festeggiò la caduta del Muro.Durante le settimane successive piccole parti del muro furono portate via dalla folla e dai cercatori di souvenir; in seguito fu usato dell'equipaggiamento industriale per
rimuovere quasi tutto quello che era rimasto.
I fatti avvennero così a testimonianza che gli ultimi giorni del comunismo tedesco e del comunismo in generale furono scossi dall'improvissazione e dal caos.
Il leader della DDR Erich Honecker si dimise il 18 ottobre 1989 e venne sostituito pochi giorni dopo da Egon Krenz. Honecker aveva predetto nel gennaio dello stesso anno che l’esistenza del muro sarebbe stata assicurata per altri cent'anni. Era invece l'inizio della fine. Il nuovo governo di Krenz decise di concedere ai cittadini dell’Est permessi per viaggiare nella Germania dell’Ovest. Günter Schabowski, il ministro della Propaganda della DDR, ebbe il compito di dare la notizia; però egli si trovava in vacanza prima che venisse
presa questa decisione e non venne a conoscenza dei dettagli.Il 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa convocata per le 18, gli fu recapitata la notizia che tutti i berlinesi dell’Est avrebbero potuto attraversare il confine con un appropriato permesso, ma non gli furono date informazioni su come trasmettere la notizia. Dato che il provvedimento era stato preso poche ore prima della conferenza, esso avrebbe
dovuto entrare in vigore nei giorni successivi, dando così il tempo di dare la notizia alle guardie di confine. Alle 18,53 il corrispondente Ansa da Berlino Est, Riccardo Ehrman, chiese da quando le nuove misure sarebbero entrate in vigore. Schabowski cercò inutilmente una risposta nella velina del Politburo, ma non avendo un'idea precisa, azzardò: "Per quanto ne so immediatamente".
Decine di migliaia di berlinesi dell’Est avendo visto l’annuncio di Schabowski in diretta alla televisione, si precipitarono, inondando i checkpoint e chiedendo di entrare in Berlino Ovest. Le guardie di confine, sorprese, iniziarono a tempestare di telefonate i loro superiori, ma era ormai chiaro che non era più possibile rimandare indietro tale enorme folla vista la mancanza di equipaggiamenti atti a sedare un movimento di tali
proporzioni.Furono allora costrette ad aprire i checkpoint e, visto il gran numero di berlinesi,
nessun controllo sull’identità fu eseguito. Gli estasiati berlinesi dell’Est furono accolti in maniera festosa dai loro fratelli dell’Ovest, spontaneamente i bar vicini al muro iniziarono a offrire birra gratis per tutti. Il 9 novembre è quindi considerata la data della caduta del Muro festeggiata con il mega concerto di Roger Waters (ex bassista dei Pink Floyd) con l'esecuzione di The Wall dal vivo.
Nei giorni e settimane successive molte persone accorsero al muro per abbatterlo e staccarne dei souvenir: queste persone furono chiamate Mauerspechte (in tedesco significa letteralmente "picchi del muro"). Il 18 marzo 1990 furono tenute le prime e uniche libere elezioni della storia della Repubblica Democratica Tedesca; esse produssero un governo il cui principale mandato era quello di negoziare la fine stessa dello Stato che
rappresentavano.
La caduta del muro di Berlino aprì la strada per la riunificazione tedesca che fu formalmente conclusa il 3 ottobre 1990.
Le notizie le ho prese da Wikipedia

mercoledì 4 novembre 2009

Tien an Men

20 anni fà,un ragazzo coraggioso fermò da solo i carriarmati.
Sembrò l'inizio di un nuovo mondo,il comunismo stava collassando e da lì a poco sarebbe crollato in tutto il mondo(o quasi).

La dittatura cinese(che a che fare pochissimo con il comunismo)non è crollata,anzi si è trasformata si è consolidata e nel mondo si sono proposti nuovi orrori,nuove atrocità.
Dedico questo mio modesto omaggio,in colpevole ritardo, a quel ragazzo e a tutti coloro che provano a fermare i carriarmati...

lunedì 2 novembre 2009

gli ufo del duce

IL GABINETTO RS/33
        Tradizionalmente si è soliti stabilire la data di nascita dell’ufologia moderna nel 24 giugno 1947, giorno in cui il pilota americano Kenneth Arnold avvistò nei cieli sovrastanti il monte Rayner una formazione di 9 oggetti volanti non identificati. Tuttavia, in molti ignorano che ricerche relative a questi velivoli furono fatte anche prima di questa data. Ed una delle più controverse si svolse proprio nel nostro paese, nell’Italia fascista degli anni 30. Anche a quei tempi molti erano gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Nell’archivio di stato di Milano esistono due volumi, il 400 ed il 401, pieni di relazioni riguardo ad avvistamenti di velivoli ignoti. La maggior parte di essi si riferisce ad aerei convenzionali erroneamente scambiati per altri apparecchi, ad aerei spia o di contrabbandieri, o a semplici errori di valutazione. Ma alcuni di questi avvistamenti sembrano attrarre maggiormente l’attenzione dei vari ricercatori ed ufologi che li hanno analizzati. Questi avvistamenti destarono grande scalpore in seno alle gerarchie del regime: ancora l’ipotesi extraterrestre era ben lungi dal sorgere; tuttavia, i vertici del fascismo attribuirono la paternità di questi aeromobili a potenze straniere, utilizzanti tecnologie ultramoderne nella realizzazione di aerei spia o di velivoli militari innovativi. Ed è per questo che Benito Mussolini giunse alla decisione di istituire una commissione di ricerca che indagasse sulla natura e sulle proprietà tecnologiche dei fantomatici aeromobili: nacque così, presso l’Università Della Sapienza di Roma, il Gabinetto RS/33, un distaccamento dell’OVRA, la polizia segreta del regime, con fini di indagine segreta e ricerca scientifica, una sorta di MJ-12 nostrano. Capo dell’assemblea, per i meriti acquisiti nei suoi studi sulle onde radio, fu posto Guglielmo Marconi. Alle riunioni del Gabinetto presero parte anche altri studiosi, scienziati ed il filosofo Giovanni Gentile.
Nel decennio compreso tra il 1930 ed il 1940, i membri del Gabinetto si occuparono di un’enorme quantità di avvistamenti, analizzandoli e catalogandoli. Ma l’avvenimento che destò più scalpore riguarda il presunto ritrovamento di un aeromobile non identificato avvenuto in Lombardia, una sorta di UFO Accident che precedette di 15 anni il famoso episodio di Roswell, Nuovo Mexico. L’episodio avvenne presumibilmente nell’area metropolitana di Milano. Osservatori terrestri e scienziati dell’osservatorio di Brera furono testimoni dell’atterraggio o della caduta di un oggetto volante non identificato. A seguito della notizia, da Roma partirono una serie di telegrammi indirizzati alla prefettura di Milano ed ordinanti il silenzio più assoluto sulla notizia, nonché il sequestro dei piombi dei giornali che la riportavano e la minaccia di accusa al tribunale per attentato alla sicurezza dello stato contro gli eventuali trasgressori. Vennero effettuate delle ricerche per ritrovare il fantomatico oggetto che, dopo essere stato scovato, fu probabilmente portato in un hangar degli stabilimenti della Savoia Marchetti a Vergiate, dove presumibilmente rimase fino a quando l’intero complesso non venne distrutto ad opera di bombardamenti alleati. Gli studi su questo velivolo aiutarono presumibilmente Giovanni Pegna nella realizzazione della sua Ala Volante, un aereo dalle marcate caratteristiche aliene. L’attività del Gabinetto proseguì sino al 1940, anno in cui la Gestapo, la polizia segreta del regime nazista, venne a conoscenza delle sue ricerche e pretese di venire in possesso dei risultati delle varie indagini. In seguito ad una riunione tra Mussolini ed agenti della Gestapo avvenuta a Villa Torlonia nel 1940, e ad un successivo accordo tra il Duce e Hitler, la Germania poté avvalersi di questi dati, ed utilizzò le nozioni di retroingegneria per realizzare velivoli innovativi come l’aeromobile V7, di forma discoidale ed altri modelli. L’esistenza del Gabinetto rimase segreta sino all’anno 1996, quando un anonimo informatore inviò una serie di documenti in seguito rivelatisi originali, riguardanti le sue attività. Ancora una volta dunque la sua storia assunse tinte misteriose.
Riccardo Pelucchi



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