sabato 28 maggio 2011

un nuovo forum sul cinema:kinarto

ebbene alla fine ho creato un forum,un forum dedicato al cinema a quella meravigliosa Settima Arte che tanto e a tanti ci ha affascinato,ci ha preso,ci ha coinvolto.Il nome kinarto significa in esperanto arte del cinema:il forum avrà una predisposizione per il grande cinema del passato,ai grandi registi,ai grandi film e alle grandi star,ma guarderà anche il cinema contemporaneo con i suoi piccoli gioielli che un giorno diventeranno i cult del futuro.Commentate e discutete,aggiungete nuovi argomenti:questa è la forza del forum.Buon divertimento a tutti!
ecco l'indirizzo: kinarto

sabato 14 maggio 2011

bin laden come geronimo

Per il Governo degli Stati Uniti “Geronimo EKIA (Enemy Killed In Action, Nemico Ucciso in Azione)” è il nome in codice che indica la morte di Osama Bin Laden. Tuttavia, per molti Nativi americani il paragone tra l'eroe popolare Geronimo  e il numero uno del terrorismo mondiale è risultato offensivo.
Geronimo  rappresenta la più famosa figura di apache Chiricahua ad aver combattuto contro gli eserciti messicano e statunitense per difendere i territori apache. Alla fine, si arrese all'esercito degli Stati Uniti e finì prigioniero di guerra.


Il capo Apache Geronimo nel 1887.
Il capo Apache Geronimo nel 1887. Immagine di pubblico dominio.
Su Savage Minds, blog gestito da studiosi di antropologia, Matt Thompson scrive:
Cos'ha a che fare un leader apache dell'Ottocento con un milionario saudita del ventesimo secolo? Forse niente, se si guarda la questione da un punto di vista accademico. Sembra piuttosto assomigliare più ad un errore di logica. Ma quando lo si legge come espressione dell'ideologia sottesa ai fatti, la stessa che ha legittimato le azioni militari americane per secoli, dobbiamo concludere che, in realtà, i due hanno molto a che fare.
[…] Fare di Bin Laden un nativo lo nobilita. Il Washington Post evidenzia l'elusività di Geronimo, “Si diceva che fosse in grado di camminare senza lasciare alcuna traccia”, come elemento chiave che lo collega a Bin Laden. Ciò serve a descrivere un certo grado di rispetto che i militari americani nutrono per il loro avversario. Serve anche a mettere gli Stati Uniti in una luce migliore. Dopotutto, alla fine siamo magnanimi nella vittoria. Riempiendo di lodi un nemico, paragonandolo ad un degno avversario come Geronimo, i militari americani elargiscono rispetto a loro stessi. Hanno vinto la lotta sconfiggendo una leggenda.
Lise Balk King, studentessa di Harvard che scrive su Indian Country, blog che riporta “notizie essenziali e informazioni dal Paese dei Nativi”:
[…] Non appena la notizia della morte di Bin Laden ha diffuso un senso di sollievo in America e nel mondo, la rivelazione che il nome assegnato al Nemico Numero Uno fosse  “Geronimo,” leggendario leader apache, ha causato un'ondata di shock nelle comunità native in tutto il Paese. Questo fatto viene interpretato come uno schiaffo ai Nativi, un messaggio sconvolgente che paragona un simbolo iconico dell'orgoglio nativo americano con il più detestato malfattore dai tempi di Adolf Hitler.
[…] Il blog Swampland della rivista Time ha per primo riferito ieri il dettaglio che l'obiettivo, Osama Bin Laden, era chiamato in codice Geronimo, durante la conferenza stampa pomeridiana con la Casa Bianca.
Tuttavia, la versione proveniente dalla Casa Bianca si è evoluta in serata, attraverso quella che sembra una “rielaborazione strumentale” del messaggio, secondo cui era la “missione” a essere definita “Geronimo”.
Una mail da parte di Harlyn Geronimo, discendente del famoso combattente, afferma:
Sia che si intendesse definire così l'operazione militare per uccidere o catturare Osama Bin Laden o che si volesse attribuire a lui il medesimo il nome in codice, in ogni caso si tratta di un insulto scandaloso e di un errore. Ed è chiaro nei verbali militari ai quali è stato possibile accedere che il nome Geronimo era usato talvolta dal personale militare coinvolto, sia ad indicare l'operazione militare, sia per lo stesso Osama Bin Laden.
Ovviamente equiparare Geronimo con Osama Bin Laden è un'imperdonabile calunnia ai danni dei Nativi americani, e ai danni del più famoso capo della loro storia.
[…] Come figlio di un nipote di Geronimo, che ha combattuto come soldato statunitense a Omaha Beach durante il D Day ed attraverso l'Europa Occidentale fino al Reno durante la Seconda Guerra Mondiale, e avendo io stesso adempiuto a due turni di servizio in Vietnam durante quella guerra, devo chiedere rispettosamente al Presidente, il nostro Comandante in Capo, oppure al suo Segretario presso il Ministero della Difesa, una spiegazione completa di come questo uso vergognoso del nome del mio bisnonno sia potuto avvenire. Domando scuse soddisfacenti per questo doloroso insulto, dopo tutto quello che i Nativi Americani hanno sofferto, e la cancellazione di questo uso del nome Geronimo da tutti gli archivi del Governo degli Stati Uniti, lasciando solo al giudizio della Storia la meschinità di come quest'insulto ai Nativi americani sia potuto accadere.
fonte:GlobalVoices in italiano

martedì 10 maggio 2011

la Rainbow Warrior di Greenpeace:da Muroroa a Fukushima

L'ammiraglia di Greenpeace andrà in pensione alla fine dell’anno, quando sarà varata la nuova Rainbow Warrior III, una nave costruita per sfruttare al massimo energie rinnovabili come quella del vento e del sole. E così il cerchio si chiude. Se la Rainbow Warrior II iniziava a navigare con Greenpeace per opporsi ai test nucleari francesi al largo dell’isola di Mururoa nel lontano 1989, oggi viaggia per l’ultima volta verso le coste del Giappone, per raccogliere dati che possano aiutare la popolazione giapponese a far fronte al terribile disastro nucleare di Fukushima.Dopo l’affondamento della prima Rainbow Warrior nel 1985 a Aukland (Nuova Zelanda) – causato dai servizi segreti francesi per impedire che la nave raggiungesse la zona dei test nucleari al largo di Mururoa e in cui perse la vita il fotografo di bordo Fernando Pereira – i Guerrieri dell’Arcobaleno avevano bisogno di una nuova nave. Greenpeace comprò un vecchio peschereccio scozzese e lo adattò affinché potesse navigare a vela: nel 1989 veniva varata la Rainbow Warrior II, su cui ci troviamo. Fin dai primi anni l’ammiraglia è stata impegnata nella lotta ai test nucleari, tornando più volte a veleggiare verso Mururoa. Diverse erano le misure che si dovevano prendere per resistere all’assalto dei commando francesi una volta arrivati nella zona: barre di metallo alle finestre della cabina di pilotaggio, porte a chiusura ermetica, maschere antigas. Nel 1995 la Rainbow Warrior capitanata da Jon Castle si dirigeva verso Mururoa pronta a mettere in atto una nuova protesta. In quella occasione il suo equipaggio arrivò a sbarcare sull’isola a bordo di uno dei gommoni, mentre la Rainbow passato il limite delle 12 miglia veniva intercettata da un commando francese. Dopo essere entrati facendo un buco nella sala motori, i militari francesi misero sotto arresto tutto l’equipaggio, tranne uno: il capitano. Con un disperso non poterono rimuovere la Rainbow dall’area per più di 30 ore, prolungando così il fermo agli esperimenti nucleari. Solo dopo più di un giorno di ricerca riuscirono a trovarlo… il capitano Castle…nascosto sulla cima dell’albero di prua della nave. Fu l’ultimo anno che la Rainbow navigò verso Mururoa: grazie a quell’azione nel 1996 furono proibiti i test nucleari. Negli ultimi 15 anni la Rainbow Warrior II è stata impegnata in diverse campagne, come quelle per la creazione di riserve marine o per una pesca sostenibile che l’hanno portata dal Pacifico al nostro Mediterraneo. dal sito di Greenpeace

Giorgia Monti, campaigner Mare di Greenpeace Italia

venerdì 6 maggio 2011

la misteriosa morte di bin laden

Le foto della morte di Bin Laden non saranno diffuse. Lo ha annunciato la Casa Bianca, invocando non meglio precisati motivi di sicurezza nazionale.
Crescono gli interrogativi sul blitz che ha portato alla morte di Bin Laden e appare sempre piu’ probabile che il fanatico saudita sia stato giustiziato mentre era disarmato, quando sarebbe dovuto e potuto essere arrestato.
La decisione di non pubblicare le foto non farà che aumentare i dubbi sul raid statunitensi. Questa scelta, unitamente alla frettolosa sepoltura in mare ed all’impossibilità di verifiche sulla validità dei test del DNA effettuati, contribuiranno verosimilmente alla nascita, in una parte del mondo islamico fondamentalista, di ricostruzioni e interpretazioni mitizzate.
Quasi certamente, Osama Bin Laden rivivrà nell’immaginazione del mondo fondamentalista, secondo gli stessi meccanismi verificatisi con le morti di Adolf Hitler e Elvis Presley.
Tutte le scelte dell’amministrazione Obama, negli ultimi giorni, sembrano fatte apposta per suscitare sospetti e misteri. Un’operazione a trasparenza zero, prima, durante e dopo il blitz, le cui stranezze sono giustificate a posteriori con argomentazioni in buona parte inverosimili, come l’improvvisa esigenza di rispettare la tradizione islamica seppellendo il corpo entro 24 ore dalla morte (tradizione comunque violata dalla sepoltura in mare) o l’assurda spiegazione che non si sia trovato nessun Paese disponibile ad accogliere la salma (impensabile che nel breve periodo tra la morte e la sepoltura in mare gli americani possano essere riusciti ad ottenere una risposta dai Paesi a maggioranza musulmana dove a quell’ora era per lo piu’ notte).
fonte:indipedia
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