domenica 28 febbraio 2010

che cosa è la nonviolenza

Grazie ad uomini come Mahatma Gandhi (1869-1948) e Martin Luther King (1929-1968)che l'umanità ha qualche speranza in più ,che hanno usato la nonviolenza come arma per risolvere i problemi ma in ultima analisi che cosa è la nonviolenza?.
Il termine nonviolenza è la traduzione letterale del termine sanscrito ahimsa, composto da a privativa e himsa: danno, violenza. La parola ahimsa implica una sfumatura intenzionale che si potrebbe rendere con"assenza del desiderio di nuocere, di uccidere". Altre proposte, per esempio "innocenza", sembrano perdere qualcosa del significato originario. In Italia è stato Aldo Capitini a proporre di scrivere la parola senza il trattino separatore, per sottolineare come la nonviolenza non sia semplice negazione della violenza bensì un valore autonomo e positivo. Il Mahatma Gandhi sottolineava proprio questo elemento negativo: «In effetti la stessa espressione “non-violenza”, un'espressione negativa, sta ad indicare uno sforzo diretto ad eliminare la
violenza che è inevitabile nella vita.» (Gandhi, Teoria e pratica della non-violenza, p.77). Chi segue la nonviolenza viene spesso definito nonviolento, ma molti preferiscono utilizzare l'espressione amico della nonviolenza per sottolineare che nessuno puo' avere la pretesa di eliminare dalla propria vita la violenza che fa parte integrante della natura umana, ma tutti possiamo avvicinarci alla pratica nonviolenta da amici seguendo un percorso che non puo' mai dirsi concluso.L'espressione resistenza passiva era usata dallo stesso Gandhi fino a quando si rese conto che l'espressione correva il rischio di far pensare a un pacifismo di tipo religioso, inerte di fronte all'ingiustizia. Inoltre Gandhi voleva una parola indiana per una forma di lotta indiana. Satyagraha è un neologismo di Gandhi.
Letteralmente significa forza della verità (Satya:Verità, graha: forza). Gandhi adottò tale termine per distinguere la “nonviolenza del forte” dalla resistenza passiva, la quale può coincidere con la “nonviolenza del debole”.
Il 10 novembre 1998 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il primo decennio del XXI secolo e del III millennio, gli anni dal 2001 al 2010, Decennio internazionale di promozione di una cultura della nonviolenza e della pace a profitto dei bambini del mondo.
Nel 2007 l'ONU ha dichiarato il 2 ottobre (giorno di nascita di Gandhi) "Giornata Mondiale per la Nonviolenza".
fonte:wikipedia

mercoledì 24 febbraio 2010

il potere contro google

A fine 2006, alcuni studenti di una scuola di Torino si sono filmati mentre maltrattavano un compagno di classe affetto da autismo e hanno caricato il video su Google Video. Vista la natura assolutamente riprovevole del video, è stato rimosso a distanza di poche ore dalla notifica della Polizia. Google collaborò con la polizia locale per l'identificazione della persona che lo ha caricato, che è stata poi condannata dal Tribunale di Torino a 10 mesi di lavoro al servizio della comunità, e con lei diversi altri compagni di classe coinvolti. In casi come questo, rari ma gravi, è qui che il nostro coinvolgimento dovrebbe finire.
In questo caso, tuttavia, la Procura di Milano ha deciso di incriminare quattro dipendenti di Google - David Drummond, Arvind Desikan, Peter Fleischer and George Reyes (che ha lasciato l'azienda nel 2008) - con accuse di diffamazione e mancato rispetto del codice italiano della privacy. Per essere chiari, nessuno dei quattro Googlers incriminati ha avuto niente a che fare con questo video. Non vi erano rappresentati, non lo hanno ripreso, caricato o rivisto. Nessuno di loro conosceva le persone coinvolte e non hanno saputo dell'esistenza di questo video fino a quando non è stato rimosso.
Secondo il quotidiano La Stampa all'udienza del 18 Febbraio 2009 i genitori del ragazzo vessato ritirano la querela in seguito alle scuse ed alle iniziative di Google promosse in ambito sociale
Nonostante questo, oggi un giudice del Tribunale di Milano ha condannato i 4 per mancato rispetto del codice Italiano della privacy. Tutti e 4 sono stati dichiarati non colpevoli delle accuse di diffamazione. In sostanza questa decisione significa che i dipendenti di piattaforme di hosting come Google Video sono penalmente responsabili per i contenuti caricati dagli utenti.
Google farà ricorsocontro questa decisione che ritengono a dir poco sorprendente dal momento che i 4 imputati non hanno niente a che fare con il video in questione. Ritengono, anzi, che durante l'intero processo abbiano dato prova di grande coraggio e dignità; il semplice fatto che siano stati sottoposti ad un processo è eccessivo.
C'è un'altra importante ragione, però, per la quale Google è profondamente turbata da questa decisione: si trova di fronte ad un attacco ai principi fondamentali di libertà sui quali è stato costruito Internet. La Legge Europea è stata definita appositamente per mettere gli hosting providers al riparo dalla responsabilità, a condizione che rimuovano i contenuti illeciti non appena informati della loro esistenza. La motivazione è che questo meccanismo di "segnalazione e rimozione" avrebbe contribuito a far fiorire la creatività e la libertà di espressione in rete proteggendo al contempo la privacy di ognuno. Se questo principio viene meno e siti come Blogger o YouTube sono ritenuti responsabili di un attento controllo di ogni singolo contenuto caricato sulle loro piattaforme - ogni singolo testo, foto, file o video - il Web come lo conosciamo cesserà di esistere, e molti dei benefici economici, sociali, politici e tecnologici ad esso connessi potrebbero sparire.
fonte:google

domenica 21 febbraio 2010

Ernesto Teodoro Moneta Nobel per la pace 1907

l'Italia,patria di tantissime missioni umanitarie-pacifiche(sigh)un solo nobel alla pace...
« Forse non è lontano il giorno in cui tutti i popoli, dimenticando gli antichi
rancori, si riuniranno sotto la bandiera della fraternità universale e, cessando ogni
disputa, coltiveranno tra loro relazioni assolutamente pacifiche, quali il commercio e le
attività industriali, stringendo solidi legami. Noi aspettiamo quel giorno. »
Ernesto Teodoro Moneta
Nobel per la pace 1907
L'unico italiano ad aver ricevuto - nel 1907 - il premio Nobel per la Pace è Ernesto
Teodoro Moneta (Milano, 20 settembre 1833 – Milano, 10 febbraio 1918) giornalista e patriota italiano.
Nato da aristocratici genitori milanesi, egli passò la sua fanciullezza in due ville di campagna, e fin dall'adolescenza fu influenzato dall'esperienza della lotta per
l'indipendenza contro l'Austria. Un documento ritrovato dall'Archivio Storico dell'Ateneo, attesta la presenza all'Università di Pavia di Ernesto Teodoro Moneta, studente di discipline politico-legali nell'anno accademico 1852 - 1853. Egli decise però presto di abbandonare gli studi, per partecipare
alle lotte risorgimentali. Successivamente Moneta ebbe parte negli eventi bellici del Risorgimento: dal 1848 al 1866 si impegnò nella realizzazione dell'indipendenza e unificazione dell'Italia, partecipando
alle cinque giornate di Milano. Dopo gli studi alla Scuola Militare di Ivrea, si unì a Garibaldi nel 1859 e 1860, per passare poi col grado di sottotenente, nell'esercito italiano sotto il Generale Sirtori di cui divenne aiutante di campo. Combatté con valore a Custoza. Disilluso dalla campagna del 1866, interruppe la promettente carriera militare per ritornare alla vita civile.Nel 1867 due suoi amici rilevarono il giornale Il Secolo, fondato nel 1866 da Edoardo Sonzogno, ed egli accettò la carica di direttore, che ricoprì fino al 1895. Moneta
trasformò Il Secolo in un potente strumento di formazione dell'opinione pubblica, senza compromettere il suo bilancio editoriale. Benché fosse rispettoso della religione e cattolico praticante, il suo giornale assunse spesso posizioni politiche anticlericali: convinzione di Moneta era che il potere del Vaticano costituisse un impedimento all'unificazione italiana e al progresso sociale.
Durante gli ultimi anni del XIX secolo Moneta si dedicò alla raccolta di materiale per la sua opera Le guerre, le insurrezioni e la pace nel secolo XIX, che pubblicò in quattro volumi nel 1903, 1904, 1906, e 1910. Il primo volume contiene una puntuale descrizione dello sviluppo del movimento internazionale per la pace durante il corso del secolo.
Durante la sua carriera di editore de Il Secolo, Moneta fu uno dei più accaniti nazionalisti in Italia. Nonostante ciò, la portata delle attività nelle quali Moneta fu coinvolto per la propagazione della pace mondiale, è impressionante.Ma il suo lavoro più importante fu quello di avvicinare la Francia all'Italia.A quei tempi l'amicizia delle due nazioni non era scontata Già fin dai primi sentori di sentimenti antifrancesi in Italia, al principio del penultimo decennio del XIX secolo, Moneta combattè fieramente dalle colonne del suo giornale. E nel 1888 egli promosse un convegno a Milano invitando deputati francesi e italiani: si rivelò come possente mezzo per avvicinare le due nazioni.Ogniqualvolta l'antagonismo tra i francesi e gli italiani andava scemando Moneta istruiva i suoi lettori in termini entusiastici di progresso; considerando un fatto compiuto l'accordo franco-italiano del 1903, Moneta ricevette, non solo dai propri compatrioti, ma anche dai francesi, dimostrazioni di piena riconoscenza per il gran lavoro che aveva
fatto.Allo stesso tempo, Moneta ha attivamente lavorato per stabilire un buon accordo con l'Austria e ha combattuto le agitazioni degli irredentisti italiani contro questo Paese.Nel 1890 cominciò a pubblicare un almanacco annuale chiamato L'Amico della pace. In seguito abbandonò la carica di editore de Il Secolo, anche se continuò a contribuire alle sue colonne di tanto in tanto e a ripubblicare molti dei suoi articoli in manifestini e periodici.Nel 1898 fondò la rivista La Vita Internazionale, che ebbe un discreto successo, tanto da garantirne la pubblicazione su basi regolari per molti anni.Nel 1895 Moneta divenne il rappresentante italiano nella Commissione del International Peace Bureau.
Nel 1887 partecipò alla fondazione dell'Unione Lombarda per la Pace e l'arbitrato internazionale e di molte altre organizzazioni tra cui la Società per la pace e la Giustizia Internazionale.
Nel 1906 programmò e costruì un Padiglione per la Pace alla Esposizione Internazionale di Milano, durante la quale condusse come Presidente il 15° Congresso Internazionale sulla Pace.Nel 1907 Ernesto Teodoro Moneta ricevette il Premio Nobel per la Pace insieme al giurista francese Louis Renault.Dal 1900 fino alla sua morte Moneta soffrì di glaucoma, e subì numerosi interventi agli occhi che a malapena gli evitarono la totale cecità. Moneta soccombette alla polmonite nel 1918, all'età di 85 anni. È sepolto a Missaglia (Lc), nella tomba di famiglia dei Moneta.

fonti: villanobel,wikipedia

lunedì 15 febbraio 2010

terremoti:apocalisse


dal sito dell'espresso,con orrore,apprendo:(sono dati della protezione civile)
PROIEZIONE DEL RISCHIO SISMICO IN ITALIA DAL 2008 AL 2100
In base a quanto avvenuto negli ultimi duecento anni, nel secolo attuale bisogna aspettarsi:
Morti e feriti
50.000 - 200.000 (media 500 - 2000 morti e feriti l'anno)
Danni (relativi soltanto alle case, esclusi monumenti, edifici pubblici, infrastrutture)100 - 200 miliardi di euro (media 1 - 2 miliardi di euro l'anno)

SE SI RIPETESSE OGGI IL TERREMOTO DEL 1908 A MESSINA
(7,2 gradi di magnitudo - 86.000 morti)
MORTI E FERITI 112.312

ABITAZIONI CROLLATE141.982

ABITAZIONI INAGIBILI203.984

ABITAZIONI DANNEGGIATE727.805

SENZATETTO 399.675

DANNO A EDIFICI RESIDENZIALI 25.489.000.000 euro

SE SI RIPETESSE OGGI IL TERREMOTO DEL 1915 AD AVEZZANO
(7 gradi di magnitudo - 32.610 morti)
MORTI E FERITI 22.448

ABITAZIONI CROLLATE35.711

ABITAZIONI INAGIBILI205.915

ABITAZIONI DANNEGGIATE977.105

SENZATETTO 385.784

DANNO A EDIFICI RESIDENZIALI 20.553.000.000 euro
fonte l'espresso

venerdì 12 febbraio 2010

balene e diritti

incredibile:in giappone vengono arrestate le persone che protestano contro la caccia alle balene e quello che c'è dietro.
Junichi Sato e Toru Suzuki, conosciuti come i “Tokyo Two”, affronteranno il processo il prossimo 15 febbraio. E lo scorso dicembre l’UNHRC ha informato il governo giapponese di aver riscontrato numerose violazioni dei diritti dei due attivisti da parte del sistema giudiziario giapponese.

«Junichi e Toru hanno agito nell’interesse pubblico denunciando la corruzione del programma di caccia baleniera finanziato con i soldi dei contribuenti. Ora è chiaro che questa non è solo l’opinione di Greenpeace, ma anche dell’organo competente delle Nazioni Unite. - afferma il Direttore esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo – Ci aspettiamo che il tribunale giapponese prenda in considerazione questa valutazione e giudichi il caso di conseguenza»

Secondo l’UNHRC, Sato e Suzuki hanno « agito consapevoli che le loro azioni fossero nell’interesse pubblico mentre cercavano di esporre casi di appropriazione indebita di carne di balena nell’industria della caccia baleniera finanziata con fondi pubblici ». L’UNHRC ricorda che i due attivisti hanno collaborato attivamente con la polizia e il pubblico ministero, che questa collaborazione non è stata presa in considerazione e che il governo non ha presentato al processo  molte informazioni essenziali, come i dettagli delle attività degli attivisti, la ricerca che essi hanno condotto, gli elementi di prova raccolti o l'aiuto dato alle autorità per avviare indagini formali.

UNHRC conclude:« Il Sistema giudiziario [del Giappone] non ha rispettato il diritto di questi due attivisti di non essere arbitrariamente privati della loro libertà, il loro diritto alla libertà di opinione e di espressione, così come il loro diritto di impegnarsi in attività pacifiche senza intimidazioni o molestie ». UNHRC ha quindi concluso  che il Governo del Giappone ha violato gli articoli 18,19 e 20 della Dichiarazione universale dei Diritti umani e degli articoli 18 e 19 del Patto internazionale sui Diritti civili e politici. Ha, inoltre, ritenuto che a Sato e Suzuki sia stato negato il diritto di contestare la loro detenzione davanti a un tribunale indipendente e imparziale con un procedimento imparziale e ha chiesto che il resto del processo sia condotto equamente.

«La decisione di impegnarsi in questa azione giudiziaria è stata presa dal precedente governo in Giappone. La nuova amministrazione può porre rimedio a questa vergogna, garantendo ora un processo equo e rispettando le norme giuridiche internazionali. Nell'interesse della trasparenza dovrebbero accogliere osservatori indipendenti per il processo - continua Naidoo ed ha aggiunto che è in viaggio verso il Giappone per assistere al processo - Il primo ministro Hatoyama deve anche ordinare un riesame delle accuse presentate ai “Tokyo Two”»
Dal giorno del loro arresto a giugno 2008, più di 250.000 persone hanno firmato la petizione chiedendo giustizia per Sato e Suzuki, decine di esperti di legge e associazioni sui diritti umani, come Amnesty International, hanno tutti espresso la stessa preoccupazione.
dal sito greenpeace

giovedì 11 febbraio 2010

messico e diritti

L'attivista per i diritti umani Tita Radilla Martinez subisce continue minacce e intimidazioni a causa del suo lavoro in favore delle vittime di sparizioni forzate. La donna è vicepresidente dell'Associazione dei familiari degli scomparsi (Asociación de Familiares de Detenidos Desaparecidos, Afadem), che chiede giustizia e verità per le persone scomparse durante la "guerra sporca" messicana degli anni 1960-80.

Suo padre, Rosendo Radilla, attivista sociale ed ex sindaco del municipio di Atoyac, è scomparso nell'agosto del 1974; fermato a un posto di blocco stradale nei pressi di Atoyac, stato di Guerrero, Messico, è stato trasferito in una caserma militare, dove è stato visto l'ultima volta.

Tita Radilla ha raccontato di essere sorvegliata costantemente da uomini armati e soldati. Nel 2004, alcuni uomini armati hanno fatto irruzione nella sede dell' Afadem cercando la donna, ma non sono riusciti a trovarla. Nel 2008, un soldato l'ha minacciata con un fucile. Dall'agosto 2003, dopo l'omicidio di una testimone di un caso a cui Radilla stava lavorando, volontari dell'organizzazione non governativa Brigate internazionali della pace le forniscono protezione in ogni suo spostamento, per prevenire potenziali attacchi e per permetterle di continuare il suo lavoro in favore dei diritti umani.

Dopo anni di silenzio sulla scomparsa del padre e di giustizia negata da parte delle autorità messicane, nel 2001 Radilla ha presentato il caso alla Commissione interamericana dei diritti umani. Di fronte all'inadeguatezza della risposta del governo messicano, la Commissione ha deciso nel 2008 di sottoporre il caso alla Corte interamericana dei diritti umani.

Questa, il 16 dicembre 2009, ha riconosciuto la responsabilità del governo messicano nella sparizione di Rosendo Radilla e ha ordinato un'indagine sull'accaduto che individui, tra l'altro, il luogo di detenzione della vittima o che faccia chiarezza sulla sua sorte. È stato chiesto, inoltre, alle autorità messicane di assicurare che tali casi non si ripetano in futuro e che alla famiglia della vittima sia riconosciuto un risarcimento.
appello presso amnesty international

mercoledì 10 febbraio 2010

google buzz

dal blog di Google:
appena posso lo provo ,il dubbio è google wave che fine farà?
Con la quantità di comunicazioni che oggi avvengono online, il web diventa sempre più sociale. Su Internet è possibile condividere informazioni interessanti, aggiornare gli amici in tempo reale su numerose attività e rimanere connessi con il maggior numero di persone. In Google crediamo che organizzare l'informazione sociale presente sul web, trovando ciò che é più rilevante tra i tanti messaggi di fondo, sia un'attività interessante cui dedicarsi.
Per questo abbiamo introdotto innovazioni nel motore di ricerca americano, come "real time search" e "social search" e oggi facciamo un altro passo in avanti presentando a tutti voi Google Buzz.

Google Buzz è un nuovo modo di condividere aggiornamenti, foto, video e altro ancora direttamente da Gmail e con i vostri contatti preferiti, sfruttando la rete sociale che da sempre è alla base della vostra casella di posta elettronica. Buzz porta in superficie questa rete, selezionando i contatti con cui vi relazionate più frequentemente ma lasciandovi decidere con chi e cosa condividere.

Questo progetto nasce dal desiderio di creare un'esperienza di condivisione facile da utilizzare e in cui integrare foto, video e link utili per renderla ancora più ricca. 

Nei prossimi giorni introdurremo Buzz in tutti gli account Gmail, se non doveste vederlo immediatamente non dovete far altro che attendere un po'.

Oltre a Gmail, Buzz è accessibile da device mobili, che permettono di aggiungere un elemento importante alla condivisione: la posizione geografica. I post taggati con informazioni geografiche hanno una dimensione di contesto in più e vi permettono di rispondere automaticamente alla domanda: "dov'eri quando hai condiviso questo aggiornamento?". 
Inoltre, quando vengono visualizzati insieme, gli aggiornamenti legati ad un certo luogo geografico possono dipingere un'immagine piuttosto ricca di quella località. Date un'occhiata al blog mobile di Google se volete maggiori informazioni su questa funzionalità.

Chiaramente per realizzare Buzz ci siamo affidati molto all'apertura di altri servizi, come Flickr e Twitter, che attraverso Buzz puoi collegare al tuo account Gmail. Buzz stesso non è un progetto nato per essere chiuso; infatti mentre i nostri sforzi fino ad ora si sono concentrati nel darvi una fantastica esperienza di utilizzo del servizio, il nostro obiettivo a lungo termine è quello di rendere Buzz una piattaforma di conversazione online completamente aperta. 

Siamo già al lavoro per creare un set di API completo per gli sviluppatori, anche se al momento abbiamo una semplice API che utilizza protocolli standard per accedere al contenuto pubblico di Buzz. Di certo avremo presto novità da comunicarvi a questo proposito e anche per quanto riguarda un eventuale utilizzo del servizio su Google Apps per scuole e aziende.

Per ora ci auguriamo che possiate divertirvi utilizzando questa nuova esperienza di condivisione su Gmail e dispositivi mobili. Se volete saperne di più, visitate buzz.google.com e come sempre, attendiamo i vostri suggerimenti sul progetto.

domenica 7 febbraio 2010

decalogo contro il nucleare

10 motivi per non andare verso il nucleare(da greenpeace)
1. Il nucleare è molto pericoloso
La tragedia di Cernobyl ha dimostrato la pericolosità di questa fonte di energia. Quell’incidente ha causato e
causerà ancora nel futuro centinaia di migliaia di vittime e ancora oggi a 23 anni di distanza le ricerche
scientifiche mostrano ancora impatti sia sulla flora che sulla fauna. Cresce l’evidenza di leucemie infantili
nelle aree vicino alle centrali nucleari.
2. Il nucleare è la fonte di energia più sporca
Le centrali nucleari generano scorie radioattive. Le scorie a vita media rimangono radioattive da 200 a 300
anni, le scorie a vita lunga anche miliardi di anni e non esiste ancora un sistema per la gestione in sicurezza
delle scorie nel lungo periodo.
3. Il nucleare è la fonte di energia che genera meno occupazione
Gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare
di Enel in termini energetici e creerebbero almeno 200 mila nuovi posti di lavoro "verdi" e dunque 10-15 volte
l’occupazione indotta dal nucleare.
4. Il nucleare è troppo costoso
Secondo le analisi di primarie società finanziarie, il costo dell’elettricità nucleare da nuovi impianti sarà di
65-70 euro/MWh quasi il doppio della cifra presentata da Enel e governo (40 euro/MWh). Se poi teniamo
conto dello smaltimento delle scorie e dello smantellamento e bonifica degli impianti nucleari, i costi per noi e
le future generazioni saranno ancora più elevati.
5. Il nucleare non è necessario
Entro il 2020 le fonti rinnovabili, insieme a misure di efficienza energetica, sono in grado di produrre quasi
150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l'obiettivo di Enel sul nucleare, tagliando drasticamente le emissioni
di CO2.
6. Il nucleare è una falsa soluzione per il clima
Il nucleare è una scelta inutile ai fini climatici, visto che le centrali saranno pronte certamente dopo il 2020 e
invece bisogna ridurre oggi le emissioni di gas serra. Investire sul nucleare sottrae risorse alle fonti davvero
pulite, efficienza energetica e rinnovabili.
7. Il nucleare non genera indipendenza energetica
Se il nucleare dovesse tornare in Italia, continueremo a importare petrolio per i trasporti e diventeremo
dipendenti dall’estero per l’Uranio e per la tecnologia, visto che il nuovo reattore EPR è un brevetto francese.
E, comunque, la Francia leader del nucleare ha consumi procapite di petrolio superiori a quelli italiani.
8. Il nucleare è una risorsa limitata
L'Uranio è una risorsa molto limitata destinata a esaurirsi in poche decine di anni. Nel caso venissero costruiti
nuove centrali, l'esaurimento delle risorse di Uranio si accelererebbe.
9. Il nucleare non ha il sostegno dei cittadini
Gli italiani hanno detto NO al nucleare con un'importante scelta referendaria. Oggi i sondaggi di opinione
rivelano che la maggior parte dei cittadini non vuole una centrale nucleare nella propria Regione.
10. Il nucleare: più è lontano e minori sono i rischi
Alcuni sostengono che il rischio nucleare c’è già, essendo l’Italia circondata da reattori. È una affermazione
scorretta: anche se non è mai nullo, il rischio per le conseguenze di un incidente diminuisce maggiore è la
distanza dalla centrale. Le Alpi, come si è visto nel caso di Cernobyl, sono una parziale barriera naturale per
l’Italia.

mercoledì 3 febbraio 2010

greenpeace rompe le scatole...


dal sito greenpeace
sapete cosa c'è davvero nelle scatolette di tonno che comprate?

Per scoprirlo, abbiamo inviato un questionario alle aziende responsabili dei più importanti marchi di tonno in scatola presenti sul nostro mercato e sulla base delle risposte pervenute abbiamo pubblicato la classifica "Rompiscatole".

Coop, ASdoMar e Mare Blu sono ai primi posti in classifica: sebbene non siano effettivamente sostenibili, hanno almeno una regolamentazione scritta.
Zero in classifica per due dei marchi più venduti in Italia - Tonno MareAperto STAR e Consorcio - per la loro assoluta mancanza di trasparenza. Su 14 marchi valutati, 11 finiscono nella sezione "in rosso", perché non hanno ancora adottato criteri chiari per garantire che la pesca del tonno non danneggi l'ambiente.

Per pescare il tonno si utilizzano spesso metodi distruttivi che sono responsabili della cattura accidentale di un'ampia varietà di altre specie, tra cui tartarughe e squali ed esemplari immaturi di tonno. Il pinna gialla, il più consumato in Italia, è sotto pressione e la salvaguardia di alcuni stock desta ormai serie preoccupazioni.

In Italia si consumano più di 140mila tonnellate di tonno in scatola all'anno: prima che anche gli stock di tonno tropicale vengano totalmente compromessi, bisogna ridurre gli sforzi di pesca, eliminare gli attrezzi pericolosi e tutelare con riserve marine le aree più importanti per queste specie. Giorgia Monti Responsabile Campagna Mare

martedì 2 febbraio 2010

iran 5

Ecco cosa sta succedendo in iran secondo Amnesty international:
L'annuncio della vittoria del presidenteMahmoud Ahmadinejad nelle elezioni presidenziali del 12 giugno 2009 ha provocato diffuse proteste in tutto l'Iran. La violenta repressione che ne è seguita non ha avuto precedenti nella trentennale storia della Repubblica islamica.
Secondo i dati ufficiali, durante le proteste  oltre 40 persone hanno perso la vita,compresi almeno otto membri delle milizie Basiji. L'opposizione ha parlato di oltre 70 persone uccise, anche se stima un numero superiore. Le autorità hanno arrestato almeno 5000 persone; molte hanno subito torture e maltrattamenti in diversi centri di detenzione nel paese (a Teheran, Shiraz, Mashhad, Esfahan e Babol). Molto probabilmente,circa 200 persone restano ancora in carcere.
 Le autorità iraniane hanno creato organismi per indagare sulla crisi post elettorale e sul trattamento dei detenuti: un comitato parlamentare e una commissione giudiziaria. Non è noto quale mandato e quanto potere siano stati conferiti ai due organismi e le conclusioni del comitato parlamentare non sono state rese pubbliche.
Il 22 ottobre, due giorni dopo l'emanazione delle sentenze al termine di "processi spettacolo" a oltre un centinaio di persone accusate di aver organizzato le proteste, circa 70 persone sono state arrestate mentre prendevano parte a un incontro di preghiera a sostegno degli attivisti in carcere.
Nella seconda metà di novembre e nella prima settimana di dicembre, oltre 90 studenti sono stati arrestati e ad altri è stato impedito di proseguire gli studi per evitare la ripresa delle manifestazioni.
La morsa repressiva si è acuita a dicembre con l'arresto di diverse persone in occasione della Giornata nazionale dello studente ( 7 dicembre). Il 20 dicembre sono state arrestatealmeno cinque persone, compresi difensori per i diritti umani, che si stavano recando al funerale dell'Ayatollah Hosseinali Montazeri, il religioso che aveva criticato la violenta risposta del governo alle manifestazioni post elettorali.
Le commemorazioni religiose dell'Ashura del 27 dicembre 2009 si sono trasformate in un bagno di sangue con la morte di 15 persone e diverse centinaia di arresti.  Secondo il sito d'opposizione Jaras vi sarebbero stati 1300 arresti: 600 a Esfahan, 200 a Najafabad 500 a Teheran (dato reso noto dalle autorità).
A gennaio, le autorità hanno tentato di isolare i cittadini iraniani dal resto del mondo, bandendo 60 istituzioni straniere, compresi mezzi di informazione e organizzazioni per i diritti umani.  Sono proseguiti gli arresti nei confronti di 33 donne, appartenenti al  gruppo delle Madri in lutto, alcuni giornalisti e un'esponente dell'Ong Madri per la pace.
Il 28 gennaio, Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour arrestati durante le proteste post elettorali sono stati impiccati. Sono stati giudicati colpevoli, al termine di un processo iniquo, di "comportamento ostile a Dio", "propaganda contro il sistema", "insulto a figure sacre" e "collusione con l'intento di minacciare la sicurezza nazionale".

lunedì 1 febbraio 2010

immigrazione clandestina


Il reato d’immigrazione clandestina finirà presto al vaglio della corte costituzionale. Il 15 dicembre 2009 un giudice di pace di Agrigento, Giuseppe Alioto, ha deciso di sospendere il processo a 21 persone sbarcate nell’agosto del 2009 a Lampedusa, accogliendo una richiesta della procura di Agrigento. Secondo la procura, infatti, il reato d’immigrazione clandestina vìola gli articoli 3, 25, 27 e 117 della costituzione.
Il giudice Alioto ha scritto nella motivazione: “Non è consentito che per finalità di mera deterrenza siano introdotte sanzioni che non si ricollegano a fatti colpevoli. In definitiva, l’ingresso o la presenza illegale del singolo straniero non paiono rappresentare, di per sé, fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l’espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante”.
Questo è il primo caso del genere in Italia. Con ogni probabilità, la corte costituzionale darà ragione a chi ha espresso dei dubbi sulla trasformazione della condizione di immigrato irregolare in un reato.
Come hanno affermato molti giuristi, il reato d’immigrazione clandestina non solo va contro la costituzione ma anche contro un principio basilare della giustizia: una persona dev’essere giudicata per quello che fa, non per quello che è. Non si può condannare qualcuno a priori.
Molti sociologi hanno spiegato che la maggioranza assoluta degli immigrati regolari in Italia all’inizio erano clandestini. Moltissimi di loro sono arrivati con dei semplici visti turistici e sono rimasti sul territorio italiano dopo che gli era scaduto. Dal 1986 ci sono state sei sanatorie che hanno regolarizzato complessivamente più di un milione e mezzo di persone.
Quindi, se i clandestini di oggi saranno i regolari di domani, perché demonizzarli? Amara Lakhous
da:internazionale
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