lunedì 1 febbraio 2010

immigrazione clandestina


Il reato d’immigrazione clandestina finirà presto al vaglio della corte costituzionale. Il 15 dicembre 2009 un giudice di pace di Agrigento, Giuseppe Alioto, ha deciso di sospendere il processo a 21 persone sbarcate nell’agosto del 2009 a Lampedusa, accogliendo una richiesta della procura di Agrigento. Secondo la procura, infatti, il reato d’immigrazione clandestina vìola gli articoli 3, 25, 27 e 117 della costituzione.
Il giudice Alioto ha scritto nella motivazione: “Non è consentito che per finalità di mera deterrenza siano introdotte sanzioni che non si ricollegano a fatti colpevoli. In definitiva, l’ingresso o la presenza illegale del singolo straniero non paiono rappresentare, di per sé, fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l’espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante”.
Questo è il primo caso del genere in Italia. Con ogni probabilità, la corte costituzionale darà ragione a chi ha espresso dei dubbi sulla trasformazione della condizione di immigrato irregolare in un reato.
Come hanno affermato molti giuristi, il reato d’immigrazione clandestina non solo va contro la costituzione ma anche contro un principio basilare della giustizia: una persona dev’essere giudicata per quello che fa, non per quello che è. Non si può condannare qualcuno a priori.
Molti sociologi hanno spiegato che la maggioranza assoluta degli immigrati regolari in Italia all’inizio erano clandestini. Moltissimi di loro sono arrivati con dei semplici visti turistici e sono rimasti sul territorio italiano dopo che gli era scaduto. Dal 1986 ci sono state sei sanatorie che hanno regolarizzato complessivamente più di un milione e mezzo di persone.
Quindi, se i clandestini di oggi saranno i regolari di domani, perché demonizzarli? Amara Lakhous
da:internazionale

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