A fine 2006, alcuni studenti di una scuola di Torino si sono filmati mentre maltrattavano un compagno di classe affetto da autismo e hanno caricato il video su Google Video. Vista la natura assolutamente riprovevole del video, è stato rimosso a distanza di poche ore dalla notifica della Polizia. Google collaborò con la polizia locale per l'identificazione della persona che lo ha caricato, che è stata poi condannata dal Tribunale di Torino a 10 mesi di lavoro al servizio della comunità, e con lei diversi altri compagni di classe coinvolti. In casi come questo, rari ma gravi, è qui che il nostro coinvolgimento dovrebbe finire.
In questo caso, tuttavia, la Procura di Milano ha deciso di incriminare quattro dipendenti di Google - David Drummond, Arvind Desikan, Peter Fleischer and George Reyes (che ha lasciato l'azienda nel 2008) - con accuse di diffamazione e mancato rispetto del codice italiano della privacy. Per essere chiari, nessuno dei quattro Googlers incriminati ha avuto niente a che fare con questo video. Non vi erano rappresentati, non lo hanno ripreso, caricato o rivisto. Nessuno di loro conosceva le persone coinvolte e non hanno saputo dell'esistenza di questo video fino a quando non è stato rimosso.
Secondo il quotidiano La Stampa all'udienza del 18 Febbraio 2009 i genitori del ragazzo vessato ritirano la querela in seguito alle scuse ed alle iniziative di Google promosse in ambito sociale
Nonostante questo, oggi un giudice del Tribunale di Milano ha condannato i 4 per mancato rispetto del codice Italiano della privacy. Tutti e 4 sono stati dichiarati non colpevoli delle accuse di diffamazione. In sostanza questa decisione significa che i dipendenti di piattaforme di hosting come Google Video sono penalmente responsabili per i contenuti caricati dagli utenti.
Google farà ricorsocontro questa decisione che ritengono a dir poco sorprendente dal momento che i 4 imputati non hanno niente a che fare con il video in questione. Ritengono, anzi, che durante l'intero processo abbiano dato prova di grande coraggio e dignità; il semplice fatto che siano stati sottoposti ad un processo è eccessivo.
C'è un'altra importante ragione, però, per la quale Google è profondamente turbata da questa decisione: si trova di fronte ad un attacco ai principi fondamentali di libertà sui quali è stato costruito Internet. La Legge Europea è stata definita appositamente per mettere gli hosting providers al riparo dalla responsabilità, a condizione che rimuovano i contenuti illeciti non appena informati della loro esistenza. La motivazione è che questo meccanismo di "segnalazione e rimozione" avrebbe contribuito a far fiorire la creatività e la libertà di espressione in rete proteggendo al contempo la privacy di ognuno. Se questo principio viene meno e siti come Blogger o YouTube sono ritenuti responsabili di un attento controllo di ogni singolo contenuto caricato sulle loro piattaforme - ogni singolo testo, foto, file o video - il Web come lo conosciamo cesserà di esistere, e molti dei benefici economici, sociali, politici e tecnologici ad esso connessi potrebbero sparire.
fonte:google
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