nascita di una dittatura
da wikipedia
dopo aver visto "la minaccia" documentario su hugo chavez che va in onda su Current,ho
deciso di raccogliere alcune informazioni su questo personaggio.
La fine della concessione a RCTV
Il governo venezuelano nel 2007 non ha rinnovato la concessione delle frequenze e
l'autorizzazione a trasmettere a RCTV, il canale televisivo più antico del Venezuela
(con oltre 50 anni di trasmissione). L'emittente è stata accusata di continua
violazione della legge di responsabilità civile dei media (che limita pornografia e
violenza), di aver appoggiato il golpe del 2002, di campagna persistente mirata al
rovesciamento violento del governo e di essere finanziati da un paese straniero (e
precisamente dalla CIA). Nonostante la gravità di tali affermazioni, raccolte anche in
libri come Il codice Chavez di Eva Golinger, non è stata effettuata alcuna denuncia nei
confronti del canale o dei suoi dipendenti. Di conseguenza, l'emittente è stata in
grado di effettuare una difesa processuale del suo operato e l'autorità giudiziaria non
ha potuto verificare la fondatezza delle accuse.
La data prevista per la revoca delle frequenze era stata fissata per il 27 maggio 2007,
subito contestata e portata di fronte al Tribunale Supremo di Giustizia. Nonostante la
Corte Suprema di Giustizia non avesse ancora formulato sentenza al ricorso di RCTV, il
Presidente Hugo Chávez ufficializzò mediante decreto (11 maggio 2007) il passaggio
della concessione delle frequenze alla Televisora Venezolana Social (TEVES), la nuova
rete di servizio pubblico del Venezuela che iniziò le sue trasmissioni il 28 maggio
2007.
Il canale, in mancanza di frequenze e della propria strumentazione (ripetitori
televisivi) per trasmettere via antenna (materiale confiscato dal governo), non riuscì
a trasmettere né via cavo né via satellite fino al 20 luglio 2007 (traguardo raggiunto
dopo numerose difficoltà burocratiche).
Durante questo periodo l'emittente trasmise attraverso la rete informatica con un suo
programma, il notiziario "L'observador" tramite Youtube.
Il Presidente Chavez, nei confronti del canale RCTV, non risparmiò di commentare il
provvedimento:
« L'unica forma in cui la concessione non finisca è che domenica 27 a mezzanotte Hugo
Chavez non sia presidente del Venezuela! È l'unica forma »
« Se con questo stiamo limitando la libertà d'espressione, al contrario! Finisce la
tirannia che ha tenuto questo gruppo economico in quel canale, perché lì hanno
esercitato una vera tirannia »
Forti sono state le contestazioni contro l'oscuramento dello storico canale
venezuelano, con cortei e manifestazioni (specialmente da parte di studenti
universitari). Il clima della protesta degenerò in seguito agli scontri verificatisi
tra dimostranti e Guardia Nacional e della Polizia Metropolitana. I tafferugli sono
stati documentati da una troupe peruviana, guidata dalla giornalista Anuska Buenaluque.
La troupe peruviana riprese le immagini finché non ci fu il tentativo di sequestro
della telecamera da parte di alcuni agenti della Guardia Nacional e il successivo uso
delle armi in dotazione per le operazioni di ordine pubblico contro la giornalista e il
cameraman (entrambi lievemente feriti con proiettili di gomma).
Il reportage è stato successivamente trasmesso dal canale peruviano América Televisión
nel programma "Cu4rto poder" ("Quarto potere") e su Youtube . L'unico canale a
trasmettere i disordini e le manifestazioni a Caracas è stato un canale privato,
Globovision (violando peraltro la legge per la tutela dei minori e della responsabilità
civile dei media che limita la trasmissione di immagini violente), mentre i canali
governativi e i rimanenti di opposizione (Televen, Venevision, ecc.) hanno ignorato gli
scontri e continuato a trasmettere la normale programmazione.
Migliaia di sostenitori del governo e suoi oppositori sono scesi per le strade in
diverse occasioni. Alcune manifestazioni sono sfociate in violenti scontri tra i
differenti gruppi di manifestanti e tra questi ultimi e la polizia. Una nuova legge sul
diritto delle donne a vivere libere dalla paura della violenza ha dato speranza alle
migliaia di donne che subiscono violenza tra le mura domestiche, all'interno della
propria comunità o sul luogo di lavoro.
Dal sito amnesty international
Il presidente Hugo Chávez Frías ha assunto la carica per il suo terzo mandato a gennaio
e il Congresso gli ha conferito il potere di approvare le leggi per decreto per 18 mesi
relativamente a un'ampia gamma di materie, tra cui quelle riguardanti la pubblica
sicurezza e le riforme istituzionali. A dicembre i venezuelani hanno respinto tramite
referendum alcuni controversi cambiamenti costituzionali. Sono state espresse
preoccupazioni, anche da parte del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla libertà
di opinione e di espressione, del Rappresentante speciale del Segretariato generale sui
difensori dei diritti umani e del Relatore Speciale sull'indipendenza dei giudici e
degli avvocati, riguardo al fatto che alcuni dei cambiamenti costituzionali proposti
avrebbero limitato i diritti umani fondamentali.
Il 31 luglio la legge che permetteva al presidente Hugo Chávez Frías di legiferare per
decreto su una vasta serie di materie, tra cui la pubblica sicurezza e le riforme
istituzionali, è decaduta e il potere legislativo è tornato pienamente nelle mani
dell'Assemblea Nazionale. Durante i 18 mesi in cui la legge è stata in vigore, il
presidente Chávez ha emanato 66 decreti riguardanti una vasta serie di argomenti.
Le autorità non sono intervenute concretamente per fermare l'escalation di violenza nel
contesto delle manifestazioni da parte di sostenitori e oppositori delle politiche del
governo. Sono stati segnalati violenti scontri tra civili, e tra civili e agenti di
polizia durante tutto l'arco dell'anno che hanno provocato decine di feriti e almeno
due morti.
Decine di manifestanti, principalmente studenti, tra cui diversi di età inferiore ai 18
anni, sono rimasti feriti o sono stati arrestati nel contesto di proteste riguardo alla
decisione da parte delle autorità di non rinnovare a maggio la licenza di Radio Caracas
Televisión (RCTV). Anche diversi poliziotti sono rimasti feriti negli scontri.
Si sono avuti disordini anche nel contesto di tensioni riguardo alle riforme
costituzionali proposte, con scontri sia tra agenti delle forze dell'ordine e
manifestanti sia tra manifestanti e civili armati.
José Luis Urbano, difensore dei diritti umani e presidente dell'Organizzazione per la
difesa del diritto all'istruzione (Pro-defensa del derecho a la educación) è rimasto
ferito da colpi d'arma da fuoco a febbraio, nella sua abitazione di Barcelona, nello
Stato settentrionale di Anzoátegui. L'attentato è apparso essere collegato alle
critiche da lui espresse pubblicamente riguardo alla qualità dell'istruzione fruibile
per i bambini poveri dello Stato e alle sue denunce di corruzione. José Luis Urbano è
stato messo sotto protezione ad aprile. Tuttavia, a fine anno nessuno era stato
assicurato alla giustizia per l'attentato da lui subito.
José Luis Urbano è stato ripetutamente minacciato a causa del suo lavoro.A maggio, il direttore di una scuola, di cui
Urbano aveva denunciato le irregolarità, lo ha minacciato, auspicando che venisse
aggredito. Sempre a maggio, egli ha ricevuto minacce di morte telefoniche. A settembre,
la polizia di Stato ha cercato di fare irruzione nella casa di sua sorella, urlando
minacce nei confronti del fratello. Si ritiene che questa fosse una ritorsione dovuta
la fatto che José Luis Urbano aveva denunciato le vessazioni ricevute da un membro di
quella stessa squadra di polizia. Nonostante sia stata sporta denuncia alle autorità
competenti per le minacce, a fine anno non era noto se fosse stata intrapresa una
qualche indagine.
Secondo il Procuratore generale, tra il 2000 e il 2007, erano state depositate presso
il suo ufficio oltre 6.000 denunce per presunte esecuzioni extragiudiziali da parte
della polizia. Degli oltre 2.000 poliziotti ritenuti coinvolti, a fine anno erano meno
di 400 quelli provvisoriamente arrestati.
A fine anno non era stata attuata alcuna delle raccomandazioni espresse dalla
Commissione nazionale per la riforma della polizia. Tra le suddette raccomandazioni vi
erano misure per migliorare l'attribuzione di responsabilità della polizia, la
formazione in materia di diritti umani e l'impiego della forza, i regolamenti e i
controlli riguardo alle armi impiegate dalle forze di sicurezza, e la legislazione per
l'integrazione dei differenti corpi di polizia.
L'impiego di armi da fuoco nelle uccisioni e in altri crimini violenti è rimasto
elevato, anche all'interno delle carceri. L'Unità scientifica per le indagini penali e
criminali, che indaga sotto la supervisione dell'Ufficio del Procuratore generale, ha
registrato 9.568 omicidi tra gennaio e settembre 2007, 852 in più rispetto al medesimo
periodo dell'anno precedente. Malgrado il fatto che le armi da fuoco siano coinvolte
nella maggior parte di queste uccisioni, non sono state intraprese iniziative per dare
attuazione alle raccomandazioni elencate nel Piano nazionale per il controllo delle
armi entrato in vigore nel 2006.
Vi sono stati diffusi attacchi a giornalisti. Sono continuate le vessazioni nei
confronti di difensori dei diritti umani. A causa delle pessime condizioni di
prigionia, ci sono stati diversi scioperi della fame negli istituti di pena del Paese.
Sono stati compiuti dei passi importanti per attuare la legge del 2007 contro la
violenza sulle donne, ma spesso è mancato l'impegno necessario da parte delle autorità
competenti. La mancanza di controlli sulla diffusione delle armi ha contribuito
all'aumento della violenza e dell'insicurezza.
Una legge sui servizi di sicurezza e di intelligence, emanata per decreto presidenziale
a maggio, è stata ritirata il mese seguente in seguito alle proteste che contestavano
diversi aspetti della legge, tra cui una disposizione che istituiva l'obbligo per i
cittadini di fornire informazioni riguardanti altri cittadini o di incorrere altrimenti
in denunce penali.
Sono stati segnalati attacchi nei confronti di giornalisti, compiuti sia dalle forze di
sicurezza che da civili. La sicurezza pubblica è rimasta un grave problema, con un gran
numero di armi di piccolo calibro in circolazione, anche all'interno del sistema
penitenziario.
A novembre si sono svolte le elezioni locali per eleggere i sindaci e i governatori.
L'applicazione di normative anticorruzione nei confronti di alcuni funzionari pubblici
ne ha di fatto impedito la candidatura. Ad agosto la Corte suprema di giustizia ha
confermato la costituzionalità di tali normative.
A dicembre, la Corte Suprema ha sentenziato che la decisione della Corte interamericana
dei diritti umani secondo cui tre giudici avrebbero dovuto essere reintegrati e
risarciti per la loro rimozione dall'incarico, era «inapplicabile». I giudici erano
stati destituiti nel 2003. Sono state espresse preoccupazioni che la decisione della
Corte Suprema potesse minare le disposizioni della Costituzione che garantiscono
l'attuazione delle sentenze emesse dagli organismi internazionali.
Nel maggio 2004, Alexandra Hidalgo fu rapita e sottoposta a trattamento inumano per 7
ore, durante le quali fu stuprata e torturata da un gruppo di uomini. Alla fine del
2008 solo due dei suoi aggressori erano stati chiamati in giudizio. Alla donna non è
stata fornita la necessaria protezione nonostante le numerose minacce anonime ricevute
e la paura di ritorsioni da parte del suo ex marito, che lei stessa aveva accusato di
essere tra i suoi aggressori. Nonostante fosse stato emesso un mandato di arresto nei
confronti dell'ex marito, a fine anno l'uomo risultava ancora in libertà.
Ad agosto alcuni attivisti per i diritti umani, che sostenevano la comunità indigena
yukpa e che erano stati coinvolti in una disputa con i proprietari terrieri locali
circa alcuni diritti di proprietà a Machiques, nello Stato di Zulia, sono stati oggetto
di vessazioni ed arresti. Un'inchiesta ufficiale è stata aperta solo dopo l'uccisione
dell'anziano padre di Sabino Romero Izarra, uno dei capi della comunità; stando alle
accuse, questi è stato picchiato a morte da un gruppo di uomini armati.
A settembre, due rappresentati dell'ONG Human Rights Watch sono stati allontanati dal
Paese in seguito al lancio di un rapporto, che criticava l'operato del governo in tema
di diritti umani.
A febbraio la Corte interamericana dei diritti umani ha ordinato alle autorità di
adottare provvedimenti al fine di proteggere i detenuti nella prigione di Rodeo, nello
Stato di Miranda. Nel corso dell'anno le gravi condizioni delle carceri hanno condotto
a una serie di scioperi della fame e altre proteste negli istituti di pena di tutto il
Paese.
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