da Internazionale:
Dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet, il Cile è sempre stato un paese di centro, insofferente alla polarizzazione politica. Ma la tragedia del 27 febbraio, che arriva poco prima dell’insediamento di Sebastián Piñera alla presidenza, potrebbe spostare ulteriormente l’equilibrio verso le forze di destra, scrive il New York Times.
Nelle ore successive al sisma, la mancanza di pianificazione durante l’emergenza ha fatto aumentare il caos e il disordine, dando alla popolazione l’impressione che il governo di Michelle Bachelet non avesse il controllo della situazione. In particolare, le autorità hanno rilasciato informazioni e comunicati contraddittori (come per esempio sull’allarme tsunami, prima lanciato e poi ritrattato), e a un certo punto i cittadini non sapevano più cosa pensare.
Durante le interviste rilasciate ai mezzi d’informazione, Bachelet ha difeso il modo in cui l’esecutivo ha gestito la crisi, ma ha ammesso che alcune cose potevano essere fatte meglio o diversamente.
Il terremoto, quindi potrebbe aver compromesso il bilancio finale della presidenza Bachelet, cosa che nemmeno la crisi economica era riuscita a fare, visto che la presidente ha avuto finora un indice di popolarità vicino al 70 per cento.
Ma non è la prima volta che un terremoto aiuta a spostare gli equilibri politici di un paese: “Secondo Raúl Sohr Biss, analista politico della televisione Chilevisión, nel 1972 in Nicaragua un terremoto contribuì ad allontanare la dinastia Somoza dal potere. E il terremoto del 1985 in Messico è considerato da molti l’inizio della fine del governo del Partito rivoluzionario istituzionale”.
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