Il leone del deserto
Paese: Stati Uniti - Libia
Anno: 1981
Durata: 206 min.
Colore: colore
Audio: sonoro
Genere: guerra
Regia: Moustapha Akkad
Sceneggiatura: H.A.L. Craig
Interpreti e personaggi
Anthony Quinn Omar al-Mukhtar
Oliver Reed Gen. Rodolfo Graziani
Rod Steiger Benito Mussolini
Irene Papas Mabrouka
John Gielgud Sharif el-Gariani
Raf Vallone Col. Diodice
Gastone Moschin Col. Tomelli
Il leone del deserto
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il leone del deserto, realizzato nel 1981 per la
regia di Moustapha Akkad, è un film storico,
con la partecipazione di Anthony Quinn nel
ruolo del condottiero senussita libico Omar al-
Mukhtar, che si batté contro l'esercito Italiano
precedentemente alla Seconda guerra
mondiale.
Trama
È l'anno 1929 e l'allora capo del governo
italiano, il dittatore fascista Benito Mussolini
(Rod Steiger) deve confrontarsi con la
ventennale guerriglia intrapresa dai locali arabi e
berberi di Libia che si battono contro il
colonialismo italiano e le sue
rivendicazioni di una "quarta sponda", a
simboleggiare un rinato Impero Romano
sul suolo d'Africa. L'Italia aveva
occupato la regione, che era parte
dell'Impero Ottomano, nel 1911-1912,
sconfiggnedo i turchi che occupavano il
Paese. Nel film Mussolini nomina il
generale Rodolfo Graziani (Oliver Reed)
come suo sesto Governatore di Libia,
sicuro che un militare di tale credito
saprà schiacciare la rivolta e ristabilire la
pace e la sicurezza dei coloni italiani, (in
gran parte provenienti dalle regioni povere del Sud Italia e dal Veneto e dal'Emilia). Nella realtà
storica il governatore della Libia era Pietro Badoglio , e solo nel 1930 Graziani fu nominato vice
governatore della Cirenaica, una delle due regioni libiche.
Ad ispirare e guidare la resistenza è Omar al-Mukhtar (Anthony Quinn). Insegnante di professione,
partigiano per dovere, Omar al-Mukhtar si è votato ad una lotta che non potrà vedere vinta nel
corso della propria vita. Un arrogante imperialista contro un idealista con un'ideologia, lo scontro è
fra due nemici implacabili.
Anche se Omar al-Mukhtar ed i suoi uomini si avvalevano di armi obsolete, il generale Graziani
ammise e testimoniò della loro grande abilità nel muovere guerra. Graziani controllava il Nord
Africa con la forza dell'esercito italiano, e carri armati e aeroplani furono impiegati per la prima
volta nel deserto. Una dotazione primitiva non poteva reggere il confronto con delle armi moderne,
e malgrado il loro coraggio i libici soffrirono pesanti perdite (ma nel film si vedono morire quasi
esclisivamente soldati italiani). Nonostante tutto ciò, essi impegnarono per venti anni gli italiani
impedendo loro di conseguire una vittoria completa. Nel film poi pochi cavalieri berberi amati di
fucili, sconfiggono più volte le colonne italiane con le autoblindo e le mitragliatrici, che si scontrano,
in maniera poco credibile, tra loro. In una scena vi è una carica di beduini a cavallo, armati di fucili,
contro carri armati italiani, e questi cominciano a esplodere uno dopo l'altro, con della dinamite,
come nei western, rubata da un deposito di munizioni in un'azione precedente.
In una scena Omar al-Mukhtar mostra il suo vero e più intimo lato umano rifiutandosi di uccidere
un giovane ufficiale disarmato, ma fornendogli anzi una bandiera italiana per il ritorno. Omar al-
Mukhtar dice che nell'Islam non si uccidono i soldati prigionieri, ma si lotta solo per la propria
patria e solo se mossi dalla necessità; altrimenti si deve odiare la guerra. Lo sceneggiatore farà
invece uccidere quel tenente italiano da un suo superiore, alle spalle e a tradimento.
Nel film si dà ad intendere che al-Mukhtar sia stato catturato dalle truppe nazionali italiane, mentre
in realtà fu catturato da uno squadrone di regolari libici a cavallo, inquadrati nell'Esercito italiano.
Curiosità
Quando venne ricostruito l'ingresso di Rodolfo Graziani a Bengasi, girato a Roma vennero
invitati alcuni membri del Movimento Sociale Italiano che si commossero per il realismo. Il
Movimento Sociale Italiano si oppose a togliere la censura al film dopo che era uscito nel
resto d'Europa.
Il ritratto di Omar al-Mukhtar compare sul retro della banconota libica da 10 dinari.
Il film Il leone del deserto fu parzialmente finanziato con 35 milioni di dollari da Muammar
Gheddafi, il quale chiese l'inclusione di una scena storicamente inesatta che mettesse in
cattiva luce i Senussi, in modo da separare la figura di al-Mukhtar, suo riferimento ideale, da
quella di re Idris I, capo dei Senussi e cacciato dalla rivolta di Gheddafi.
Il film è stato ripetutamente trasmesso dalla televisione libica, per diffondere la visione
storica di Gheddafi il quale è rappresentato da bambino presente all'impiccagione di al-
Mukhtar.
Lo storico inglese Denis Mack Smith ha scritto sulla rivista Cinema nuovo: "Mai prima di
questo film, gli orrori ma anche la nobiltà della guerriglia sono stati espressi in modo così
memorabile, in scene di battaglia così impressionanti; mai l'ingiustizia del colonialismo è stata
denunciata con tanto vigore....Chi giudica questo film col criterio dell'attendibilità storica non
può non ammirare l'ampiezza della ricerca che ha sovrinteso alla ricostruzione". (Eric
Salerno, Genocidio in Libia, Roma, 2005, p. 15).
Il regista e produttore siriano Mustafà Akkad fu ucciso in Giordania nel 2005 in un attentato
kamikaze di terroristi di Al Qaeda ad Amman.
Censura in Italia
Le autorità italiane hanno vietato la proiezione del film nel 1982 perché, nelle parole del primo
ministro Giulio Andreotti, «danneggia l'onore dell'esercito». Pare che il veto sia stato posto
dall'allora sottosegretario agli Affari Esteri Raffaele Costa.
Fu intentato persino un procedimento contro il film per "vilipendio delle Forze Armate". La pellicola
non fu mai distribuita nel Paese, dove resta tuttora introvabile nelle videoteche, anche se
facilmente reperibile su internet.
Nel 1987 fu bloccata la proiezione dalla digos in un cinema di Trento e il tutto si concluse con un
processo.
L'unico festival dove è stato proiettato semi-ufficialmente è stato il Riminicinema a Rimini nel
1988.
Craxi promise di mandarlo in onda sulla RAI, ma la promessa non venne mantenuta.
È stato proiettato non ufficialmente in altri festival senza alcuna interferenza da parte del governo.
Nel 2009, in occasione della visita in Italia del leader libico Gheddafi, la piattaforma televisiva
SKY ha trasmesso il film l'11 giugno.
Set
Il film venne girato a Hollywood, a Roma e in Libia, nel deserto e nel Fezzan.
Nessun commento:
Posta un commento